Trieste – “Un modello di cambiamento della sanità regionale che è il risultato di un reale confronto con il territorio e con gli operatori del settore a testimonianza del cambio di passo messo in atto da questa amministrazione, rispetto ad un passato nel quale le decisioni sono state calate dall’alto generando i problemi che oggi ci troviamo ad affrontare”.
Lo hanno detto oggi a Trieste il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, e il vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, illustrando alla stampa il ddl, approvato in mattinata dalla Giunta, volto a riformare la governance sanitaria regionale ponendo mano alle criticità manifestate negli ultimi anni dopo l’approvazione della legge 17/2014 “che non ha raggiunto molti degli obiettivi che si era data per potenziare efficacemente i servizi, specie territoriali, valorizzare la rete degli ospedali e assicurare ai cittadini cure efficaci, sicure e di alta qualità”.
“Siamo partiti – hanno detto Fedriga e Riccardi – da due idee, di cui una improntata alla separazione tra ospedale e territorio, sulla quale c’era una condivisione importante all’interno della maggioranza.
Una scelta che, applicata al nostro sistema sanitario stressato dai danni causati dalla cattiva applicazione della precedente riforma, avrebbe rischiato di far collassare l’intera struttura. Un allarme, questo, lanciato dagli operatori a cui non siamo rimasti insensibili, coerentemente a un’impostazione sinceramente votata al dialogo e all’ascolto”.
In 17 articoli il ddl disegna il nuovo assetto istituzionale
Il ddl, prima di tutto, indica (all’art.2), precise finalità che vanno dal miglioramento della presa in carico dei pazienti, garantendo la continuità dei percorsi assistenziali, al complessivo rafforzamento della qualità dell’assistenza sia ospedaliera sia territoriale, anche sviluppando il ruolo dei distretti.
Nel dettaglio è previsto, come hanno spiegato Fedriga e Riccardi, una mutazione dell’assetto complessivo, destinato ora a ruotare, innanzitutto, su un ente denominato Azienda regionale di coordinamento per la salute (Arcs) in grado di assicurare la duplice finalità di garantire il supporto alla direzione centrale e alle aziende sanitarie nel governo del sistema e di coordinare e dare attuazione ai servizi condivisi (quali acquisti centralizzati di beni e servizi, gestione accentrata di funzioni amministrative, valutazione dell’impatto di innovazioni e investimenti).”Funzioni importanti – hanno sottolineato i vertici della Giunta – che, nell’esperienza di questi anni, sono mancate”.
Ad affiancare questa struttura, che avrà sede a Udine, vi saranno tre aziende di area vasta (Friuli occidentale, Friuli centrale, Giuliano Isontina) le quali “dovranno ricomporre l’omogeneità dei territori di riferimento, comprendendo al loro interno sia l’area territoriale che quella ospedaliera a garanzia di quella auspicata integrazione che – hanno ribadito Fedriga e Riccardi – una parte largamente maggioritaria degli attori del sistema, in ogni sede, ha richiesto e valutato come elemento strategico”. All’interno di questa operazione di riassetto i due istituti di ricovero e cura a carattere scientifico Cro di Aviano e Burlo Garofolo di Trieste completano l’articolazione della rete ospedaliera regionale. La nuova architettura del sistema prevede anche l’intento preciso di rafforzare il rapporto con le autonomie locali (con le Conferenze dei sindaci ad esprimere i bisogni di salute delle popolazioni), investire sul sociale e sul sociosanitario per prevenire il ricorso inappropriato alle strutture sanitarie e sviluppare la collaborazione con le Università, “nel rispetto dei reciproci interessi ed esigenze”.
Il ddl indica precise disposizioni attuative
Con decorrenza 1 gennaio 2019 decadono gli incarichi in essere negli attuali enti del servizio sanitario e vengono nominati per 12 mesi il commissario dell’Arcs, il commissario unico di Asuits e dell’Azienda sanitaria n.2, il commissario unico dell’Asuiud e dell’azienda 3. Saranno i commissari straordinari a elaborare gli atti di organizzazione e di funzionamento delle nuove aziende.
Fedriga e Riccardi hanno infine evidenziato come il risparmio di risorse previsto non comprenda solo quello derivato dall’abbassamento del numero delle Aziende e dal relativo taglio delle figure manageriali, ma anche dai costi burocratici che la futura Arcs andrà a ridurre prendendosi in carico l’organizzazione di procedure che oggi sono moltiplicate per otto, “consentendo in questo modo alle Aziende di occuparsi meno delle carte e più delle persone”.