Rio de Janeiro (LaPresse/AFP) – Il governo di Brasilia ha lanciato un’inchiesta su una sospetta cospirazione da parte di dipendenti statali, membri delle milizie e crimine organizzato per bloccare le indagini sull’omicidio di Marielle Franco e del suo autista Anderson Gomez. La consigliera comunale e attivista per i diritti delle donne, dei neri, e delle persone Lgbt, che si opponeva alla brutalità della polizia nelle favelas, è stata assassinata assieme al suo autista il 14 marzo scorso a Rio de Janeiro. In un agguato apparentemente organizzato da professionisti.
Due testimoni accusano duramente entità statali e membri dell’esercito
Il ministro alla Sicurezza pubblica, Raul Jungmann, ha dichiarato infatti che il governo ha ricevuto “gravi accuse” da parte di due testimoni. Che affermano “un’organizzazione criminale” stia tentando di “impedire che si risalga ai mandanti e agli esecutori del duplice omicidio”. La cospirazione coinvolgerebbe “agenti pubblici di varie entità statali, membri delle milizie e figure del mondo del crimine organizzato”, ha detto in conferenza stampa. Attualmente le indagini sono in mano alla polizia civile di Rio. Ha anche precisato che ai due testimoni è stata fornita protezione di polizia. Le indagini saranno affidate alla polizia federale. La procuratrice generale Raquel Dodge ha inoltre chiesto che sia fornita protezione alla famiglia della consigliera comunale.
Un ex poliziotto e un ex pompiere, sospettati di coinvolgimento negli omicidi, erano stati arrestati a luglio. A Rio de Janeiro da circa vent’anni spadroneggiano le milizie, gruppi formati da agenti ed ex agenti di sicurezza che controllano le favelas. Le milizie si oppongono ai trafficanti di droga per prendere il potere nelle zone povere della città, sono coinvolte inoltre in estorsione di denaro e nella gestione illegale di servizi come fornitura di gas, internet, tv via cavo e trasporti locali.