Maria Silvia Spolato, un vita da emarginata per aver detto “ti amo” ad una donna

E' morta a Bolzano dopo aver vissuto una vita da 'diversa', da emarginata per aver avuto il coraggio di dichiararsi in un paese non ancora pronto

BOLZANO – Milano, 8 marzo 1972. In mezzo a migliaia di persone una donna di 37 anni regge un grosso cartellone fatto a mano e con amore: “Liberazione omosessuale”. La rivista Panorama immortala in una foto Maria Silvia Spolato, giovane professoressa di matematica facendo di lei una icona della lotta per i diritti Lgbt e la prima donna ad aver detto “ti amo” ad un’altra donna. Il 31 ottobre 2018 ad 83 anni Maria silvia Spolato è volata in cielo. E’ morta a Bolzano dopo aver vissuto una vita da ‘diversa’, da emarginata per aver avuto il coraggio di dichiararsi in un Paese non ancora pronto. Perseguitata per il suo amore ha dato un contributo fondamentale e fondante alla causa Lgbt dichiarando per prima la propria omosessualità.

Una vita in lotta

Laureata a pieni voti e insegnante di matematica brillante, contava già diversi manuali pubblicati da note case editrici. Da ragazzina aveva lavorato anche alla Pirelli. A Milano aveva partecipato al ’68, nel 1971 fondò il Fronte di Liberazione Omosessuale e la rivista Fuori. Da quelle colonne lanciava slogan come “Lesbiche unite”, “donne impariamo ad amarci tra noi”, firmando con il suo nome e cognome. Per quei tempi una rarità. Ma in una Italia non ancora pronta a quei cambiamenti, ben lontana dall’accettare chi usciva fuori dal recinto dell’eterosessualità, la sua battaglie le costò caro. Carissimo.

Una vita emarginata, cacciata dalla scuola e dalla famiglia

Era un’Italia diversa. Erano passati pochi mesi dal referendum sul divorzio, le battaglie dei Radicali sui diritti civili infiammavano ancora l’opinione pubblica, l’aborto era un miraggio. In quel contesto quello che oggi chiameremo ‘coming out’ le diede una popolarità forse nemmeno cercata. Le immagini di Panorama portarono il Ministero dell’Istruzione a licenziare la Spolato. “Indegna” all’insegnamento. Ad abbandonarla non solo la scuola, ma anche la famiglia. Perfino la donna di cui era innamorata e con cui condivideva l’amore scelse altre strade. Rimase sola a girovagare, come ha raccontato in diversi momenti della sua vita. Senza soldi, senza casa, senza famiglia e amore. Una senzatetto, una senza niente. Pagò con “l’emarginazione totale” quel gesto che non ha mai rinnegato e che tanto è servito. Ricoverata per una grave infezione ad una gamba, gli ultimi anni della sua vita li ha passati nella casa di riposo Villa Armonia.

 

 

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