Londra (Regno Unito) – Dopo discussioni serrate, i negoziatori europei e britannici sono arrivati a un accordo di ‘divorzio’, una bozza che dovrà essere approvata a livello politico da Londra e Bruxelles.
Nella capitale britannica, la prima ministra Theresa May ha convocato i ministri alle 15 italiane di mercoledì per esaminare il progetto, ha fatto sapere Downing Street, precisando di averli intanto invitati alla residenza della premier per “leggere il documento”.
Poco prima delle 18, il ministro della Salute è arrivato al numero 10, seguito poco dopo dal segretario di Stato ai Trasporti Chris Grayling e dal ministro al Commercio internazionale, Liam Fox.
La conclusione dei negoziati potrebbe consentire l’organizzazione di un vertice europeo straordinario entro la fine del mese di novembre, per confermare l’accordo. Il tempo stringe sia per l’Ue, sia per il Regno Unito, se vogliono ratificare l’intesa nei rispettivi Parlamenti prima della data dell’uscita, il 29 marzo 2019.
Sull’altro lato della Manica, gli ambasciatori dei 27 Paesi dell’Ue si ritroveranno mercoledì pomeriggio a Bruxelles, secondo fonti diplomatiche. E l’emittente irlandese Rte ha annunciato una riunione del governo locale per mercoledì.
I dettagli, nel frattempo, non sono stati svelati, in particolare per quanto concerne la delicata questione della frontiera irlandese, su cui i negoziati traballano da settimane. Ma Rte, che cita due fonti governative, afferma che il progetto d’accordo preveda la creazione di una “rete di sicurezza” per evitare il ritorno a un confine fisico. “Avrà la forma di un accordo doganale per tutto il Regno Unito, con disposizioni più approfondite per l’Irlanda del Nord in termini doganali e regolamentari”, ha twittato il giornalista Tony Connelly.
L’intesa deve affrontare il consiglio dei ministri, e poi il Parlamento, ed è quindi ancora lungi dall’aver superato le divisioni all’interno degli stessi Tory di May. “Anche se un accordo è firmato dall’Ue, nulla garantisce che sarà accettato dal governo e dal Parlamento britannici“, dice Ruth Gregory, economista al Capital Economics, che non sarebbe sorpresa se arrivassero nuove dimissioni di ministri di May. “E quando l’accordo sarà al voto al Parlamento, basterà che alcuni deputati Tory euroscettici e il Dup uniscano le forze con i Labour, per respingerlo”, ha aggiunto.
Questo progetto è “del tutto inaccettabile per chiunque creda nella democrazia”, ha tuonato su Bbc l’ex ministro degli Esteri, Boris Johnson, uno dei leader pro-Brexit. “Se la questione è se voterò contro, la risposta è sì”, ha poi aggiunto. Ha rincarato il conservatore euroscettico Jacob-Rees Mogg: “E’ un tradimento, ci mantiene nell’unione doganale e di fatto nel mercato unico.
Saremo uno Stato vassallo” dell’Ue. Nigel Dodds, deputato del partito unionista nordirlandese Dup, chiave per il governo May, ritiene che l’accordo lascerebbe l’Irlanda del Nord “sottomessa a regole e leggi stabilite a Bruxelles”: “c’è una linea rossa fondamentale”.