Tijuana, residenti in rivolta contro l’arrivo dei migranti: “Via dalla nostra città”

Il sindaco: "Non siamo pronti ad accogliere un numero così alto di persone"

TIJUANA  – Centinaia di persone sono scese in strada ieri sera a Tijuana, città al confine con il Messico, per protestare contro il passaggio di migliaia di migranti. La carovana, proveniente dal centro America, è in viaggio da decine di giorni, diretta verso gli Stati Uniti. Ma la tensione al confine cresce giorno dopo giorno.

Tijuana in rivolta

A Tijuana la rivolta dei residenti è cominciata nella serata di ieri, quando migliaia di persone sono scese in piazza sventolando bandiere messicane e cantando l’inno nazionale. “Sono degli invasori! Sono armati! Uscite dal paese! Fuori!”. Questi i cori diretti ai migranti, giunti a circa un chilometro dal confine statunitense.
Sono quasi tremila i profughi già arrivati a Tijuana negli ultimi giorni. Solo una piccola fetta dei migranti attesi al confine con gli Stati Uniti. Secondo le stime del governo federale, il loro numero potrebbe aumentare fino a 10.000. Un’ingente quantità di persone che la città, stando alle dichiarazioni del sindaco Juan Manuel Gastelum, non può accogliere. Il primo cittadino di Tijuana ha infatti detto che la comunità non può sopportare tale “valanga”.

Trump contro i migranti

Si unisce alle parole del sindaco Gasteleum il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. “Il sindaco di Tijuana, in Messico, ha appena dichiarato che la città non è pronta a gestire questo numero di migranti. Allo stesso modo, gli Stati Uniti sono mal preparati per questa invasione e non lo tollerano. Stanno commettendo un crimine e creando grandi problemi in Messico“, ha scritto in un tweet il leader Usa.
Intanto, ad attendere il resto dei migranti, una fitta schiera di poliziotti, già pronti a frenare il flusso di persone desiderose di entrare negli Stati Uniti.

Non tutti a Tijuana però hanno protestato contro i migranti. Una piccola manifestazione è stata anche organizzata a sostegno dei nuovi arrivati, difesi perché in fuga dalle persecuzioni, dalla povertà e dalla violenza nei loro paesi di origine dell’Honduras, del Guatemala e di El Salvador.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome