ROMA – Il 52esimo rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese fotografa un’Italia “preda di un sovranismo psichico”. La popolazione percepisce le diversità altrui come un pericolo da cui proteggersi. “Il 69,7% degli italiani non vorrebbe mai come vicini i rom”, si legge nel rapporto. “Il 69,4% non vorrebbe persone con dipendenze da droga o alcol. Il 52% è convinto che si fa più per gli immigrati che per gli italiani”.
“Quel bisogno radicale di sicurezza che minaccia la società aperta”
Secondo il rapporto, “il 63% degli italiani vede in modo negativo l’immigrazione da Paesi non comunitari, contro una media Ue del 52%. E il 45% anche da quelli comunitari. Il 57% degli italiani pensa che gli immigrati sottraggano posti di lavoro ai nostri connazionali, il 63% che rappresentano un peso per il nostro sistema di welfare. Solo il 37% sottolinea il loro impatto favorevole sull’economia”. E ancora: “Per il 57% l’immigrazione aumenta il rischio di criminalità. Cosa attendersi per il futuro? Il 59,3% degli italiani è convinto che tra 10 anni nel nostro Paese non ci sarà un buon livello di integrazione tra etnie e culture diverse”.
Calano i consumi
Il potere di acquisto delle famiglie “scende ancora del 6,3% rispetto al 2008”. Anche i soldi restano fermi. “Nel 2017 si è registrato un +12,5% in termini di reali del valore della liquidità rispetto al 2008. A fronte di un più ridotto incremento (+4,4%) riferito al portafoglio totale delle attività finanziarie delle famiglie. La forbice dei consumi tra i diversi gruppi sociali si è visibilmente allargata. Nel periodo 2014-2017 le famiglie operaie hanno registrato un -1,8% in termini reali della spesa per consumi. Mentre quelle degli imprenditori un +6,6%”.
Salari, gli italiani si sono arricchiti meno rispetto agli altri europei
Tra il 2000 e il 2017 il salario medio annuo degli italiani è aumentato solo dell’1,4% in termini reali. Vale a dire poco più di 400 euro annui, 32 in più al mese se considerati su 13 mensilità. Questo dimostra come in 17 anni gli italiani si siano arricchiti molto meno degli altri popoli europei. Basti pensare che in Germania l’incremento è stato del 13,6% (quasi 5mila euro) e in Francia del 20,4% (oltre 6mila euro). Quindi, se nel 2000 il salario medio italiano rappresentava l’83% di quello tedesco, nel 2017 è sceso al 74%.
Costo della Tav Torino-Lione dimezzato: da 8,9 a 4,3 miliardi
Il costo complessivo previsto per la linea Torino-Lione “si è praticamente dimezzato, passando da 8,9 a 4,3 miliardi di euro”. Lo rileva Rapporto del Censis, in un capitolo dedicato ai “significativi passi avanti” realizzati “sul fronte della revisione e della rimodulazione dei grandi progetti”. Un caso significativo è appunto quello della Tav Torino-Lione, che con la riduzione da 84 a 25 km della nuova linea ferroviaria che porta al tunnel e il rinvio di altre opere a valutazioni successive all’entrata in esercizio, ha visto scendere “la spesa ipotizzata per la tratta nazionale italiana da 4,4 a 1,7 miliardi di euro”. Cala anche quella complessiva, appunto, da 8,9 a 4,3 miliardi. Il Rapporto rileva comunque che “si conferma la riduzione dei tempi di percorrenza tra Torino e Lione, che passeranno da 3 ore e 43 minuti a 1 ora e 56 minuti”.
Con Internet e social media “uno vale un divo”
Internet e social network continuano la loro corsa inarrestabile. Con questi mezzi di disintermediazione “il soggetto è diventato il protagonista centrale, con la conseguente rottura del meccanismo di fascinazione esercitata dalle celebrità. Nell’era biomediatica, in cui uno vale un divo, siamo tutti divi. O nessuno, in realtà, lo è più”. Secondo il Rapporto Censis il 78,4% degli italiani utilizza internet, il 73,8% gli smartphone e il 72,5% i social network. E, mentre i consumi complessivi delle famiglie non sono ancora tornati ai livelli pre-crisi, la spesa per i telefoni è più che triplicata nel decennio (+221,6%).
Nel pieno di questo avanzamento digitale “si è rovesciato il rapporto tra l’io e il sistema dei media”. La metà degli italiani, infatti, è convinta che oggi chiunque possa diventare famoso. Lo pensa il 49,5%, percentuale che sale al 53,3% per gli under 35. Un terzo ritiene che la popolarità sui social network sia un ingrediente fondamentale per poter essere una celebrità, ma allo stesso tempo un quarto degli italiani afferma che oggi i divi semplicemente non esistono più. Infine, 4 persone su 10 credono di poter trovare su internet le risposte a tutte le domande, il 41,8%, il 52,3% tra i giovani.
“La tv si guarda anche in modi diversi, sale l’uso del web”
Nel 2018 la televisione ha registrato una leggera flessione dei telespettatori, determinata dal calo delle sue forme di diffusione più tradizionali. La tv digitale terrestre e la tv satellitare si attestano, rispettivamente, all’89,9% e al 41,2% di utenza tra gli italiani. Entrambe cedono il 2,3% di pubblico nell’ultimo anno. Continuano a crescere, invece, la tv via internet e la mobile tv. I radioascoltatori sono il 79,3% degli italiani, mentre gli italiani che usano internet passano dal 75,2% al 78,4%, con una differenza positiva del 3,2% rispetto allo scorso anno. Quelli che utilizzano gli smartphone salgono dal 69,6% al 73,8%. Gli utenti dei social network aumentano dal 67,3% al 72,5% della popolazione. Continuano ad aumentare gli utenti di WhatsApp (il 67,5% degli italiani, l’81,6% degli under 30), mentre più della metà della popolazione fa ricorso ai due social network più popolari: Facebook (56%) e YouTube (51,8%). Notevole è il passo in avanti compiuto da Instagram, che arriva al 26,7% di utenza (e al 55,2% tra i giovani), mentre Twitter scende al 12,3%.
La crisi della carta stampata
I media a stampa invece ristagnano nella crisi, a cominciare dai quotidiani, che nel 2007 erano letti dal 67% degli italiani, ridotti al 37,4% nel 2018. Questo calo non è stato compensato dai giornali online, che nello stesso periodo hanno registrato un aumento dell’utenza solo dal 21,1% al 26,3%. Anche i lettori di libri in Italia continuano a diminuire anno dopo anno. Se nel 2007 il 59,4% degli italiani aveva letto almeno un libro nel corso dell’anno, nel 2018 il dato è sceso al 42%.
Nella graduatoria dei media che gli italiani utilizzano per informarsi, telegiornali e Facebook sono ancora in vetta. Ma mentre i tg rafforzano la loro funzione (la loro utenza passa dal 60,6% del 2017 al 65% del 2018), nell’ultimo anno Facebook ha subito una battuta d’arresto (-9,1% di utenza a scopi informativi). Il calo ha coinvolto anche YouTube (-5,3%), Twitter (-3%) e la rete in generale (i motori di ricerca hanno perso il 7,8% di utenza a fini informativi). Numerosi sono gli utenti delle tv all news (22,6%) e dei giornali radio (20%), mentre solo il 14,8% degli italiani ha letto i quotidiani cartacei negli ultimi sette giorni per informarsi (e solo il 3,8% dei giovani). La radio ottiene il primato della credibilità, con il 69,7% di italiani che la considerano molto o abbastanza affidabile.