NEW YORK (LaPresse/AFP) – La Russia avrebbe offerto cooperazione alla campagna elettorale di Donald Trump già nel 2015. È quanto emerge dalle carte del procuratore speciale Robert Mueller a partire dalle rivelazioni dell’ex legale del tycoon, Michael Cohen. Il quale avrebbe fornito un aiuto “rilevante” e “sostanziale” alle indagini sul cosiddetto Russiagate.
L’ex legale di Trump rischia il carcere
Intanto, Cohen rischia da 51 a 63 mesi, cioè da quattro a cinque anni, per un’indagine separata su frodi bancarie e violazioni delle regole sulle campagne elettorali, vedi il pagamento per indurre al silenzio le ex presunti amanti di Trump, la pornostar Stormy Daniels e l’ex modella di Playboy Karen McDougal, per cui Cohen si è dichiarato colpevole in agosto.
Il procuratore Robert Khuzami accusa il legale, che un tempo si era detto pronto a prendersi una pallottola per il presidente, di essere motivato da “avidità personale” e di aver usato “ripetutamente” il suo potere e la sua influenza per “fini ingannevoli”. “Scagiona totalmente il presidente, grazie”, ha twittato Trump, che insiste sul fatto che non ci sia stata nessuna collusione, mentre la Casa Bianca ha bollato i documenti con le rivelazioni di Cohen come “di nessun valore”.
Russiagate, l’analisi di Mueller
Secondo Mueller, a proposito delle indagini sul Russiagate Cohen ha fatto “sforzi sostanziali e significativi per rimediare alla sua condotta scorretta”, accetta “la responsabilità delle sue azioni” e soprattutto ha continuato a fornire “informazioni pertinenti e veritiere”. Nel novembre 2015, circa cinque mesi dopo che Trump ha lanciato la sua corsa per la presidenza, Cohen avrebbe parlato con una presunta “persona fidata” della Federazione Russa che ha offerto alla campagna del tycoon “sinergia politica” e “sinergia a livello governativo”.
Era stato proposto un meeting tra Putin e Trump
Cohen ha riferito che la persona non identificata “ha ripetutamente proposto” un incontro tra Trump e il presidente russo Vladimir Putin, ma Cohen stesso non ha dato seguito alla proposta. Nuovi aspetti emersi negli ultimi documenti depositati, che la portavoce di Trump, Sarah Sanders, ha bollato come rivelatori di “nulla di valore che non fosse già noto”.
L’accusa
“Cohen ha ripetutamente mentito – rimarca la portavoce della Casa Bianca – e, come l’accusa ha fatto notare in tribunale, il signor Cohen non è un eroe”. “Dopo due anni e milioni di pagine di documenti (e un costo di oltre 30.000.000 di dollari), nessuna collusione”, attacca Trump, “questa è illusione di collusione, qui non c’è pistola fumante”. E ancora: Non c’è nulla da impeachment qui. Il tempo per la caccia alle streghe è finito”.