Bari (LaPresse) – Lotta tra clan per il controllo del territorio. Emesse dal gip di Bari 13 ordinanze di custodia cautelare nei confronti delle persone fermate – su disposizione della Dda di Bari – dai carabinieri alcuni giorni fa per porto e detenzione di armi. Ed anche esplosione di colpi d’arma da fuoco in luogo pubblico, estorsione aggravata in concorso, con l’aggravante del metodo mafioso.
Le 13 persone erano già state colpite il 5 dicembre da fermo di indiziato di delitto eseguito dal comando provinciale dei carabinieri di Bari. Nei confronti di un altro dei destinatari del fermo, pur riconoscendo la sussistenza del quadro indiziario, il gip non ha disposto alcuna misura per carenza di esigenze cautelari.
La Direzione Distrettuale Antimafia di Bari ha emesso tali provvedimenti nei confronti di taluni soggetti ritenuti organici a due sodalizi criminali del capoluogo. E precisamente al gruppo Di Cosimo – Rafaschieri, operativo nel quartiere Madonnella e all’articolazione del quartiere San Paolo del potente clan Strisciuglio. Hanno emesso un solo provvedimento nei confronti di un giovane ritenuto contiguo al clan Parisi-Palermiti-Milella di Japigia.
L’articolata attività investigativa ha consentito di documentare la sinergia criminale tra verie consorteria
I fermi erano giunti al termine di indagini avviate, nel gennaio scorso, dal Nucleo investigativo del comando provinciale di Bari, insieme alle compagnie Bari San Paolo e Modugno (BA), sul conto dei Di Cosimo – Rafaschieri. In particolare, l’articolata attività investigativa ha consentito di documentare la sinergia criminale. Venutasi a creare tra tale consorteria e quella del quartiere San Paolo, facilitata dalla figura del latitante Giovanni Di Cosimo, 40enne. Irreperibile dal mese di giugno del 2017, dopo essere evaso dalla detenzione domiciliare in Bari. Dovendo scontare un residuo pena per il delitto di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. Nel corso delle indagini si era accertato che Di Cosimo si era rifugiato nella città di Durazzo, in Albania. Da lì manteneva i contatti con i sodali rimasti nella città d’origine.