Firenze, muore durante un fermo di polizia: aveva mani e piedi legati

FIRENZE – Aveva mani e piedi legati, Arafet A., il 32enne tunisino morto durante un controllo di polizia in un negozio-money transfer a Empoli, in provincia di Firenze.


L’episodio, accaduto in un esercizio commerciale del centro città, il Taj Mah

il 32enne aveva cercato di utilizzare una banconota da 20 euro che, secondo il gestore dell’attività, era falsa. Da qui sarebbe scaturita una discussione e la richiesta d’intervento della polizia da parte del negoziante.

Secondo le prime ricostruzioni, il ragazzo – già noto alle forze dell’ordine per alcuni precedenti – è andato in escandescenza, agitandosi e scalciando. A questo punto i poliziotti gli hanno bloccato i polsi con le manette e i piedi con un cordino, tutto alla presenza di alcuni testimoni.

Rimasto a terra, disteso su un fianco e ammanettato, è morto probabilmente per un arresto cardio circolatorio poco dopo l’arrivo dell’ambulanza.


La procura ha aperto un’indagine per chiarire la dinamica dei fatti

Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha espresso il suo supporto agli agenti coinvolti, parlando di tragica fatalità.

Totale e pieno sostegno ai poliziotti che a Empoli sono stati aggrediti, malmenati, morsi.

Purtroppo – afferma il vicepremier – un tunisino con precedenti penali, fermato dopo aver usato banconote false, è stato colto da arresto cardiaco nonostante gli immediati soccorsi medici”.

Sulla vicenda si è espresso anche il Sap, chiedendo la dotazione di taser e telecamere per gli uomini in divisa operativi su strada: “Sono strumenti necessari per la tutela e la trasparenza“, sostiene il segretario generale, Stefano Paoloni.


Del caso si è occupata Acad, l’Associazione contro gli abusi in divisa

In un post su Facebook, la Onlus afferma che alcuni testimoni hanno sentito una volontaria del 118 dire che l’uomo poco prima di morire era ammanettato e aveva i piedi legati.

L’associazione si è messa in contatto anche con la famiglia del 32enne riportando che “le è stato impedito di vedere il corpo se non dopo l’autopsia”.
(LaPresse)

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