ROMA – Dal caso di cronaca, ancora da analizzare in tutti i suoi risvolti dagli inquirenti, al polverone politico. E’ quanto sta succedendo riguardo alla vicenda del giovane tunisino cittadino italiano di origine tunisina, morto giovedì a Empoli durante un fermo di polizia con mani e piedi legati. Ad irrompere sulla scena ci pensa direttamente il ministro dell’Interno Matteo Salvini, difendendo l’operato degli agenti durante una diretta Facebbok.
Il vicepremier Salvini difende la polizia
“Se i poliziotti non possono usare le manette, che fanno, offrono cappuccio e brioche?”, ha detto durante un live indossando l’ormai consueta giacca delle Fiamme Oro, e la scritta Polizia sul petto. Già ieri il numero 1 del Viminale aveva espresso “pieno sostegno ai poliziotti che a Empoli sono stati aggrediti, malmenati, morsi”.
Le indagini degli inquirenti sulla morte del giovane tunisino
Al momento gli inquirenti stanno svolgendo le indagini molto cauti e stanno ascoltando una decina di persone. La tragedia è avvenuta in un esercizio commerciale del centro città, il Taj Mahal, dove il giovane aveva cercato di utilizzare una banconota da 20 euro che, secondo il gestore dell’attività, era falsa. Da qui sarebbe scaturita una discussione e la richiesta d’intervento della polizia da parte del negoziante.
Le prime ricostruzioni
Secondo le prime ricostruzioni, il ragazzo sarebbe andato in escandescenza, agitandosi e scalciando. A questo punto i poliziotti gli hanno bloccato i polsi con le manette e i piedi con un cordino, tutto alla presenza di alcuni testimoni. Rimasto a terra, disteso su un fianco e ammanettato, è morto probabilmente per un arresto cardiocircolatorio poco dopo l’arrivo dell’ambulanza. La procura ha aperto un’indagine a carico di ignoti per chiarire la dinamica dei fatti.
Sulla vicenda circolano ancora molti dubbi
I se sul caso sono ancora tanti insomma, nonostante le dichiarazioni di Salvini: non a caso indagini tempestive e accurate vengono richieste anche dal direttore dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, Luigi Manconi.
Secondo Manconi, la vittima sarebbe stata incapace di recare danno
“La vittima aveva, oltre che le manette ai polsi, le caviglie legate e si trovava, di conseguenza, in una condizione di totale incapacità di recare danno ad altri e a sé. Come è potuto accadere, dunque, che in quello stato abbia perso la vita e che non sia trovato modo di prestargli soccorso? – spiega l’ex senatore – Sappiamo che le forze di polizia dispongono di strumenti per limitare i movimenti della persona fermata, ma mi chiedo se la corda usata per bloccargli le gambe sia regolamentare oppure occasionale, se fosse in quel momento strettamente indispensabile o se non vi fossero altri strumenti per contenere l’uomo”.
(LaPresse/di Alessandro Banfo)