NAPOLI – Per chi punta al “pensiero unico”, l’idea che possa esistere pluralità d’informazione è un pericolo da evitare. E’ da questo che nasce l’avversione del Movimento 5 Stelle rispetto alla pluralità d’informazione. Non è un caso che tra le prime misure del governo giallo-verde ci sia la riduzione graduale, fino all’abolizione totale, del fondo che la garantisce. E fa niente se il vicepremier e ministro del Lavoro pentastellato Luigi Di Maio, per boicottare la libera informazione, rischia di avere sulla coscienza migliaia di lavoratori, dai giornalisti ai poligrafici, che nel giro di massimo tre anni si ritroveranno disoccupati.
Ogni guerra ha i suoi effetti collaterali, e questo è quello che i grillini sono disposti a pagare in nome del “pensiero unico”, della lobotomizzazione dell’informazione.
A discuterne con “Cronache” è il deputato campano di Forza Italia Gigi Casciello, giornalista che in Parlamento sta portando avanti una vera battaglia in nome del pluralismo.
Onorevole, lei è tra coloro che si stanno battendo contro il taglio del fondo per il pluralismo dell’informazione che viene messo a rischio dai 5 Stelle…
Una battaglia giusta, considerato che l’approccio che i 5 Stelle, in particolare, hanno nei confronti dei giornali e dei giornalisti mette a rischio il pluralismo dell’informazione. Già durante la prima audizione in commissione feci presente al sottosegretario Crimi le mie preoccupazioni e lui mi rispose che ormai la figura del giornalista è superata da quella del social manager. Questo dà la misura della situazione.
A quali difficoltà va incontro il mondo dell’informazione?
I tagli progressivi al fondo per il pluralismo dell’informazione riguardano tutti i giornali editi da cooperative e da società onlus. Il rischio è che tra 3 anni, se non subentra una nuova legge sull’editoria, e non mi pare sia nelle intenzioni di questo governo, tutti i giornali di questo tipo faranno fatica a sopravvivere. Sono a rischio circa diecimila posti di lavoro, grazie ad un governo che vuole ledere il diritto del cittadino ad essere informato. Ma la cosa bizzarra è che con il decreto milleproroghe sono stati previsti i fondi a favore delle società di distribuzione, le edicole. Cosa giusta, ma bisognerebbe spiegare ai 5 Stelle che senza i giornali le edicole non hanno nulla da vendere. Il settore è in crisi, c’è chi sta procedendo con i licenziamenti, come “La città” a Salerno, altri vivono la fase di cassa integrazione e di contratti di solidarietà.
Secondo lei perché i 5 Stelle sono così spaventati dal pluralismo di informazione su cui spesso si misura anche il grado di democrazia di un Paese?
Sostengo da sempre che il modello politico del Movimento 5 Stelle è quello illiberale e antidemocratico.
Qual è l’obiettivo di quello che può essere definito un attacco al pluralismo dell’informazione?
Temo e vedo in tutto questo una vendetta dei 5 Stelle nei confronti dei giornalisti della stampa. L’intento dei pentastellati è chiaro: vogliono chiudere i giornali perché per loro l’informazione deve passare solo attraverso la piattaforma Rousseau.
Sta dicendo che i grillini puntano a spostare l’informazione tutta sul web per favorire Casaleggio?
Mi pare normale, il loro modello di informazione è la piattaforma Rousseau. E’ inaccettabile, una cosa gravissima.
In passato ha sostenuto che si tratta di una vendetta nei confronti dei giornalisti. Più che altro all’unica parte che viene messa in ginocchio, quella delle cooperative e delle Onlus, in favore delle grandi testate…
Si concentrano sui piccoli, ma i grandi giornali che non hanno mai usufruito del fondo per il pluralismo, vivono una grande crisi con strutture che fanno fatica ad andare avanti per il calo delle vendite che è generalizzato e legato anche al web. Le grandi società, i grandi gruppi editoriali si sono attrezzati e hanno investito nella modernizzazione, nel web, ma i 5 Stelle sperano che chiudano.
Crede che la sua proposta di individuare nuove forme di sostegno possa concretizzarsi?
Io penso che bisogna fare una nuova legge sull’editoria. Faccio un esempio: le aziende che hanno alti consumi di energia usufruiscono di un sostegno da parte dello Stato con notevoli abbattimenti di costi, mi chiedo perché per l’editoria, che vive una grande crisi, non debbano esserci le stesse agevolazioni.Cosa rende i lavoratori del settore diversi?
Il governo durerà tanto da applicare la riforma oppure pensa che abbia vita breve e quindi, in qualche modo, il prossimo esecutivo possa limitare i danni al settore?
Non so se dureranno o no, sicuramente la penso come Berlusconi e penso che in questo governo, vada cambiato il governo. Forza Italia è il vero punto dei riferimento del centrodestra e di chi immagina un modello con più società e meno Stato, meno tasse, e con al centro l’aiuto alle piccole e medie imprese.