NAPOLI – L’azienda ospedaliera Cardarelli ha sospeso cautelarmente dal servizio il direttore generale dell’unità operativa complessa di Chirurgia 3 Carmine Antropoli, a seguito dell’arresto disposto dal tribunale di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, per l’accusa di concorso esterno al clan camorristico dei Casalesi.
L’atto amministrativo è stato firmato l’altro ieri dal direttore generale dell’azienda Ciro Verdoliva: si è trattato di uno degli ultimi atti da manager del Cardarelli, dato che da ieri Verdoliva è passato a guidare la Asl Napoli 1.
Il provvedimento disciplinare contro Antropoli è stato proposto dal direttore della Gestione risorse umane Maria Maiorano sulla base di quanto stabilisce il contratto nazionale di lavoro: il dirigente colpito da misura restrittiva della libertà personale o da provvedimenti giudiziari inibitori che impediscono la prestazione lavorativa è obbligatoriamente sospeso dal servizio, con sospensione dell’incarico dirigenziale conferito e privazione della retribuzione, per tutta la durata dello stato di restrizione della libertà. Per tuta la durata della sospensione, Antropoli riceverà un’indennità alimentare pari al 50% dello stipendio tabellare, la retribuzione di anzianità ed eventuali assegni familiari.
Antropoli è stato arrestato lunedì scorso presso la sua residenza a Capua: gli è stata notificata un’ordinanza di custodia in carcere ed è stato trasferito alla casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere.
Nell’ambito della stessa inchiesta è stato arrestato Francesco Zagaria, 53 anni, imprenditore di Casapesenna, indagato per duplice omicidio aggravato dalle finalità mafiose, associazione di tipo mafioso e violenza aggravata dal metodo mafioso.
Gli episodi contestati si sarebbero svolti nel 2016 in occasione delle elezioni comunali in cui Antropoli sosteneva un candidato sindaco (Giuseppe Chillemi, non indagato) che si presentò alle urne contro Eduardo Centore (estraneo all’inchiesta).
Il provvedimento restrittivo costituisce il risultato di una prolungata attività investigativa, avviata nell’anno 2015 anche con l’ausilio di attività tecniche e terminata nel luglio 2018, corroborata da convergenti dichiarazioni di importanti collaboratori di giustizia, tra cui Nicola Panaro e Giuseppe Misso, oltre a Massimo Vitolo.
Il clan dei Casalesi avrebbe condizionato lo svolgimento delle elezioni amministrative per il consiglio comunale di Capua, tenutesi il 5 giugno 2016.
Grazie alla forza di intimidazione di Francesco Zagaria, ritenuto affiliato al clan dei Casalesi (fazione Zagaria), Antropoli, all’interno del suo studio medico, con percosse a cui ha dato luogo materialmente Zagaria, avrebbe indotto un avversario politico a ritirare la candidatura alla carica di consigliere comunale. Inoltre, Carmine Antropoli, stando agli investigatori, è risultato gravemente indiziato di avere stretto un patto con Francesco Zagaria e con Martino Mezzero per assicurare dei voti ad altro candidato, pure appartenente al gruppo politico di chirurgo.