ROMA – La Tav, il caso Diciotti, la Francia: tutto dimenticato. L’asse Di Maio–Salvini si è rinsaldato: ci è riuscito grazie alla volontà comune di azzerare i vertici di Bankitalia e Consob (clicca qui). Quella dei due vicepremier, però, è una posizione non gradita a Giovanni Tria.
Se all’Economia ci fosse stato Paolo Savona, forse sarebbe andata diversamente. Magari avrebbe sposato la tesi del capo del Carroccio e del grillino di Pomigliano d’Arco. Ma in via XX Settembre c’è Tria: altre visioni, altri approcci rispetto ai suoi colleghi. E la differenza tra quello che sarebbe potuto essere e quello che è, è emersa anche oggi. Su Bankitalia il ministro è stato netto: “La sua indipendenza va difesa”. Stoppata
Per Salvini e Di Maio la volontà di azzerare i vertici dei due istituti è una promessa da mantenere, una fisiologica prosecuzione di quello che hanno annunciato nella campagna elettorale. Il leghista oggi ha ribadito il proprio sostegno alle parole del collega dei Cinque Stelle: “Sono d’accordo con Di Maio. Provare a guardare avanti mi sembra il minimo. Chi è pagato per vigilare e non vigila deve cambiare”