Micalizzi ferito in Siria, non è in pericolo di vita

Le condizioni del fotoreporter italiano coinvolto in un agguato dell'Isis

DEIR EZZOR – Si trovava in Siria nella zona di Deir Ezzor, dove da sabato va avanti l’offensiva finale contro l’Isis da parte delle forze arabo-curde appoggiate dagli Usa. Il fotografo italiano Gabriele Micalizzi è rimasto gravemente ferito da schegge di Rpg che lo hanno raggiunto al volto, ma non è in pericolo di vita ed è cosciente, fanno sapere fonti ben informate. Secondo le stesse fonti, Micalizzi si starebbe dirigendo verso Baghdad, a bordo di un velivolo militare statunitense. Ma la situazione sul campo è fluida e notizie e smentite si rincorrono: inizialmente sembrava che Micalizzi sarebbe stato portato a Erbil e a un certo punto alcune fonti hanno parlato di Sulaymaniyya, nel Kurdistan iracheno. Non è chiaro se in Iraq il fotografo debba essere ricoverato o se si procederà direttamente al rimpatrio. Per il Rojava information center, “sarà riportato presto in aereo in Italia”.

Sulla dinamica dell’accaduto non ci sono ricostruzioni precise: il Rojava information center ha riferito su Twitter che il fotoreporter “è stato ferito in un attacco dell’Isis nell’operazione finale in corso per liberare il villaggio di Baghouz dalle ultime sacche del califfato”. E su alcuni account Twitter di attivisti curdi si legge che Micalizzi è stato ferito insieme a un combattente delle milizie curde Ypg, identificato come Heval Bahoz. La procura di Roma ha aperto un fascicolo sul ferimento del fotografo e indaga per attentato con finalità di terrorismo: il pm Sergio Colaiocco ha affidato ai carabinieri del Ros la delega per lo svolgimento delle indagini. Intanto da fonti diplomatiche si apprende che l’unità di crisi della Farnesina è a lavoro e fin dal primo momento segue il caso per prestare ogni possibile assistenza.

Micalizzi fa parte del collettivo CesuraLab a cui apparteneva anche il fotoreporter Andy Rocchelli, ucciso in Ucraina nel 2014. Qualche giorno fa era stato a Kobane, poi si era spostato nell’area di Deir Ezzor. Nato a Milano nel 1984, si è diplomato all’Accademia di belle arti: dopo avere iniziato con il fotoreporting nel capoluogo lombardo, ha spostato la sua attenzione su Medioriente e aree di conflitto. Ha realizzato lavori a Sirte in Libia, come pure in Donbass e Thailandia, è stato a Gaza nel 2014 e ha seguito la rivoluzione di piazza Tahrir. Sulla sua pagina Facebook spiega che “preferisce progetti di lungo termine in cui può sviluppare il suo linguaggio personale”. I suoi lavori sono stati pubblicati su giornali nazionali e internazionali, fra cui New York Times, New Yorker, Newsweek e Wall Street Journal. “Grazie a Gabriele Micalizzi per il suo lavoro in prima linea per documentare il conflitto in Siria. Il nostro augurio di pronta guarigione”, ha scritto su Twitter Amnesty International Italia.

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