Torino, frode e bancarotta: sei arresti, sequestri per 2,5 milioni

Sotto indagine le operazioni di un’affermata azienda di autotrasporti torinese

Guardia di Finanza
Foto Fabio Cimaglia / LaPresse

TORINO – Sono sei le persone arrestate dalla guardia di finanza di Torino, responsabili di aver ideato e gestito un articolato sistema criminoso finalizzato all’evasione fiscale. Mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, per oltre 3 milioni di euro. Da parte di un’affermata azienda di autotrasporti torinese. Operante nel settore automotive per note case automobilistiche. Due milioni e mezzo di euro il valore dei beni sequestrati in corso di esecuzione a Torino e provincia.

L’operazione ha permesso di individuare 12 soggetti responsabili di aver partecipato, a vario titolo, al complesso meccanismo fraudolento, messo a punto da un avvocato civilista torinese. Nello stesso erano coinvolte 10 società compiacenti, con sede tra il Piemonte e il Lazio. Tra cui numerose cartiere, che emettevano fatture per operazioni inesistenti in favore della società di autotrasporti torinese. I cui amministratori, marito e moglie, sono finiti in manette insieme all’avvocato, alla moglie di quest’ultimo, e a due amministratori delle società emittenti.

Sotto indagine le operazioni di un’affermata azienda di autotrasporti torinese

I finanzieri hanno accertato che i profitti della frode confluivano su conti correnti esteri. Intestati a due società appositamente costituite ad Ibiza e, dopo essere stati ripuliti, venivano utilizzati per l’acquisto di case vacanza in loco, dal cui affitto gli indagati ottenevano ulteriori guadagni. I proventi servivano per l’acquisto di beni di lusso, tra i quali una Ferrari 812 Superfast, da cui ha preso il nome l’operazione, di immobili ubicati anche in prestigiose località sciistiche. Nonché trasferiti in favore di società austriache per effettuare investimenti in prodotti finanziari.

Le indagini hanno quindi consentito di contestare il reato di bancarotta fraudolenta a carico di 8 soggetti. Per aver, in concorso tra loro, procurato il fallimento di due società emittenti le false fatturazioni, distraendo risorse finanziare per più di 2 milioni di euro.

In particolare, gli amministratori delle emittenti fallite, pur registrando in contabilità le operazioni derivanti dalle false fatturazioni, omettevano il versamento delle imposte dovute. E, con la complicità di ulteriori soggetti, si sottraevano fraudolentemente al pagamento delle imposte sui redditi e sul valore aggiunto. Compiendo atti simulati e, comunque, fraudolenti sui loro beni, in modo idoneo a rendere inefficaci le procedure di riscossione coattiva dell’Erario.

(LaPresse)

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome