CASERTA – “Su di me da parte sua soltanto cattiverie, vedremo che fine faranno”: l’invettiva di Giovanni Diana (clicca qui per leggere) 58enne imprenditore di Casal di Principe ritenuto dalla Dda di Napoli uomo di fiducia del boss Salvatore Nobis, al pm Alessandro D’Alessio non è passata inosservata. Nè a chi segue la cronaca giudiziaria – il nostro giornalista Giuseppe Tallino – né a chi vigila sulla sicurezza dei magistrati.
Il sottosegretario
Lunedì sarà il sottosegretario all’Interno Luigi Gaetti a parlare direttamente al prefetto di Caserta della necessità di tutelare D’Alessio. E con lui tutti i magistrati che ogni giorno rischiano la vita per fare il proprio mestiere. “Sono segnali preoccupanti, questi – ha dichiarato l’esponente del governo a ‘Cronache’ – Quando un magistrato viene intimidito merita la massima tutela. Ci sono organi deputati a questo che valuteranno la situazione e stabiliranno in base alla categoria di rischio che tipo di protezione assegnare al dottor D’Alessio. Spero che si faccia in fretta: i prefetti sono attenti e le forze dell’ordine pure. Magistrati e giornalisti sono le categorie più a rischio per la loro attività e la loro sicurezza merita attenzione”.
Si riapre così – come del resto questo governo ha fatto fin dal suo insediamento – il dibattito sulle scorte. “A livello generale alcuni politici non ne hanno necessità, salvo casi particolari – ha aggiunto il sottosegretario – In passato ne hanno abusato. Ma ogni situazione è un caso a sé. Esiste un organo deputato a decidere a chi assegnare protezione e di quale livello, dunque lascio la responsabilità ai tecnici di decidere. Per quanto mi riguarda, le posso dire che del caso D’Alessio parlerò lunedì a Caserta col prefetto, sempre nei limiti delle mie prerogative professionali. Nonostante l’attenzione sia altissima, nonostante le operazioni di polizia, l’arroganza delle mafie è ancora elevata. Scoraggiati dagli arresti, sono in difficoltà e quindi per cercare di manifestare la loro forza cercano di intimidire oltre ogni decenza. Ma noi – ha concluso Gaetti – siamo più forti dei camorristi”.
Non è la prima volta che il magistrato, ormai da quasi dieci anni in servizio alla procura distrettuale di Napoli, è oggetto di minacce da parte dei camorristi. Prima di Diana è stato Augusto La Torre (clicca qui per leggere) a rivolgergli le sue attenzioni: “Devi chiamare D’Alessio… io mi metto in mezzo ai 41 bis… gli uccido la gente”, disse il boss di Mondragone, tre anni fa, durante un colloquio in carcere con un familiare.
L’ex ministro
Medaglie in petto, certo, perché testimoniano il grande lavoro del magistrato, ma si tratta sempre di situazioni che vanno adeguatamente gestite. Un solo agente di scorta non sempre è sufficiente. Esattamente come la ‘scorta mediatica’ di cui spesso ci si riempie la bocca. “Quello che mi preoccupa è che in questo periodo questi argomenti sono passati in secondo piano e il tema della sicurezza è stato esclusivamente associato al tema della microcriminalità e dell’immigrazione mentre la mafia e le mafie sono scomparse dal quadrante – ha fatto notare l’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando – Credo che sia compito della politica cercare di indicare all’opinione pubblica quelli che sono i rischi principali per la sicurezza collettiva e non c’è dubbio che nel nostro paese il rischio più grosso resta la criminalità organizzata. Nelle regioni di tradizionale insediamento e non solo, ciò che è accaduto in Veneto lo dimostra”.
Per l’ex Guardasigilli è compito dello Stato garantire “la serenità dell’attività di chi con il proprio lavoro garantisce la legalità: credo che non si possa che manifestare preoccupazione per quanto accaduto al dottor D’Alessio e riassumere la responsabilità e l’impegno che queste figure siano tutelate adeguatamente”.