Regioni inermi e inascoltate

L'intervento dell'assessore regionale al Lavoro

Sonia Palmeri

Tra qualche settimana terminerà lo slalom parlamentare ed entrerà a regime, tra legittime aspettative e analitiche critiche il noto decretone sul reddito di cittadinanza. I professionisti fanno la corsa all’analisi del testo, i caf avranno la loro fetta di partecipazione, gli uffici dell’Inps si dicono pronti. E i centri per l’impiego come reagiranno? I centri per l’impiego, che in Campania da soli 8 mesi dipendono dall’ente Regione, avendo nei decenni passati cambiato diversi datori di lavoro, hanno trascorso oltre un ventennio come se fossero quasi trasparenti agli occhi degli enti che li amministravano. Azioni volte all’efficientamento o al potenziamento manco a parlarne. Organici ridotti all’osso rispetto a platee sempre più numerose.

Il no al referendum del dicembre 2016 ha però mantenuto la competenza dei servizi pubblici per il lavoro in capo alle Regioni e dunque è su questo architrave che andrebbe poggiata l’intera struttura del decreto. Il condizionale è d’obbligo, in quanto le Regioni da attori principali dei processi, sono passate ad essere spettatori inermi e inascoltati. E così, mentre i centri per l’impiego prestano la loro totale disponibilità a mettere in campo le azioni previste dal decretone, aspettando l’indispensabile potenziamento delle risorse umane, apprendiamo che verrà istituita nel nostro ordinamento giuridico una nuova figura di “cercatore free lance di lavoro “ il cosiddetto navigatore.

Ben 6.000 giovani in tutta Italia con compiti, competenze, mission sconosciuti, quanto la sede fisica in cui opereranno. Un cocopro a testa, reclutati dall’agenzia ministeriale Anpal Servizi e ci siamo tolti il pensiero. Peccato che il problema dell’assottigliamento degli organici dei centri per l’impiego si debba risolvere invece con nuove assunzioni, cominciando dalle 5.600 che pur previste cumulativamente nelle 2 finanziare non vengono ancora attivate. E già, sarebbero 5.600 assunzioni realizzare dalle regioni, con contratti stabili, per dare risposte concrete a tutti i target più bisognosi. Meglio puntare sull’inesperienza filo-governativa, tralasciando il cuore del provvedimento, il grande assente dal dibattito nazionale: lo sviluppo economico. Parliamo di quel boom auspicato e sbandierato che avrebbe dovuto garantire le 3 famose offerte di lavoro. Senza ciò prevale solo l’assistenza, tanto valeva potenziare il Rei (Reddito di inclusione ).

Poi non dite che non l’avevamo previsto! Perché non accogliere i suggerimenti che da mesi vengono avanzati dalle Regioni? Coraggio, andiamo oltre la sterile contrapposizione, ci sarebbe ancora spazio e tempo prima del varo definitivo del provvedimento. Nel più totale spirito di leale collaborazione istituzionale, qualcuno ricordi agli estensori dei testi che questa è l’Italia, non il Mississippi.


Sonia Palmeri, assessore regionale al Lavoro

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