ROMA – Al Movimento 5 Stelle il gioco delle tre carte piace proprio tanto. I grillini si stanno specializzando nell’esprimere posizioni antitetiche e poi addossare agli altri la responsabilità dei risultati non conseguiti.
Lo fanno anche in maniera piuttosto banale. Lo scontro con la Tav è nella fase più critica. E Matteo Salvini ha annunciato che il governo tornerà a discuterne soltanto lunedì. Facendo infuriare l’alleato Luigi Di Maio, che sullo stop al progetto si gioca gli ultimi spiccioli di credibilità rimasti in tasca. “Non si può mettere a rischio il governo per un punto che è nel contratto di governo. Sarebbe un paradosso. E’ da irresponsabili. Non noi, non i Cinque Stelle, ma la Lega ha messo in discussione il governo legandolo al tema Tav. Sono rimasto molto interdetto”. Così il capo politico pentastellato.
La bugia di Di Maio: ecco cosa dice il contratto
Concetto chiaro: i leghisti mettono in discussione un punto del contratto di governo. Vero? No. Nel famoso mega accordo nel quale sono stati decisi i destini del futuro prossimo dell’Italia c’è scritto: “Con riguardo alla Linea ad Alta Velocità Torino-Lione, ci impegniamo a ridiscuterne integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia”. E quindi? Niente. La Tav si fa. In maniera diversa, forse. Ma si fa.
Cosa prevede l’accordo Roma-Parigi
L’intesa Roma-Parigi, infatti, prevede il completamento del progetto, senza mezzi termini. Con i lavori che devono cominciare proprio dal versante italiano. Quindi, se si vuole andare avanti “nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia”, bisogna procedere con i bandi per i quali bisognerà dare una risposta lunedì. E questo nel contratto di governo c’è scritto. Quindi cosa starebbe mettendo in discussione Salvini, esattamente?
Conte indica l’uscita di emergenza
In mezzo alla baraonda si staglia la figura del premier Giuseppe Conte, che presentatosi come ‘avvocato degli italiani’ sembra più il consulente matrimonialista della strana coppia Salvini-Di Maio. L’inquilino di Palazzo Chigi su indicazione diretta dagli alleati della disomogenea coalizione di governo a maggioranza pentastellata stavolta non può schierarsi contro i 5 Stelle. E così cerca di uscire dall’imbarazzo indicando con il dito l’uscita di emergenza. Che si trova esattamente al 55 di rue du Faubourg-Saint-Honoré a Parigi. Al palazzo dell’Eliseo.
La ‘vendetta’ di Macron
E qui la storia si complica. Quello che Conte potrebbe strappare per non far saltare il governo è uno stop momentaneo. Un rinvio dei bandi a dopo le Europee. Una situazione che consentirebbe a Di Maio di mentire raccontando di aver fermato la Tav e a Salvini di gonfiare il petto dicendo di averla salvata. La priorità è sempre la stessa: creare una narrazione che consenta di mantenere il potere e non perdere voti. Tutto qua. Però a regalare questo salvacondotto ai pentaleghisti dovrebbe essere Emmanuel Macron, il presidente francese, che con Salvini si è già scontrato un giorno sì e l’altro pure e che ha ritirato l’ambasciatore da Roma dopo l’incontro tra Di Maio e i gilet gialli. Non proprio un lettore appassionato del contratto di governo. E ora può ‘vendicarsi’.
Tifoserie da accontentare
Nelle prossime ore si cercherà disperatamente una soluzione. A casa non ci vuole andare nessuno, specie i pentastellati che in un anno hanno bruciato milioni di voti. Si spera in Parigi, ma non sarà facile. Lo scontro tra ‘teste dure’ va avanti. Nell’interesse degli italiani, della popolazione della Val di Susa, dello sviluppo economico del Paese? No. Per dare l’ennesima innocente bugia alla tifoseria di riferimento e restare ancorati alla poltrona. Tutto qua.