Tav, la Telt fa partire i bandi: ma in 6 mesi può cambiare tutto

Cantiere della Tav
Foto Jean-Pierre Clatot / AFP

Lunedì 11 marzo sono partiti i bandi per la Tav con la Telt. E’ la società italo-francese incaricata di realizzare la tratta Torino-Lione. Quella che ha autorizzato la pubblicazione degli inviti alle imprese a presentare le candidature per partecipare alle gare di appalto. L’obiettivo è di rispettare la data del 31 marzo per la consegna alla Commissione europea del finanziamento per il 2019.

Cosa prevede la procedura dei bandi

La procedura dei bandi prevede due fasi. Nella prima fase, detta di accreditamento e lunga sei mesi, Telt raccoglierà gli interessi da parte delle aziende che sono intenzionate a partecipare alle gare d’appalto per la costruzione dell’alta velocità Torino-Lione. Solo a settembre comincerà la seconda fase, quella in cui le società prescelte da Telt per l’opera potranno presentare la loro offerta. La data precisa, però, è ancora da decidere. Tutto dipenderà dalla pubblicazione dei bandi sulla Gazzetta ufficiale europea.

La situazione nei prossimi 6 mesi

Per i prossimi sei mesi, quindi, non saranno affidati i lavori. Durante questo periodo, i due governi, sia quello italiano sia quello francese, potranno prendere in considerazione anche l’idea del ritiro dall’opera motivando la loro scelta. Ciò è possibile grazie alla clausola di dissolvenza, prevista dal codice degli appalti francesi. Essa consiste nella possibilità di cambiare idea su un progetto e di non dare seguito alla procedura dei bandi. A tale clausola bisognerà fare appello prima dell’invio dei capitolati, ovvero i documenti che Telt dovrebbe inviare alle imprese ammesse a partecipare alla gara. Quando scadranno i sei mesi, quindi, Telt dovrà chiedere ai due governi coinvolti se intendono andare avanti con i lavori o fermare tutto.

Cosa succederebbe in caso di stop ai bandi

Il progetto della Tav, finanziato da Italia, Francia ed Unione Europea, è stato regolato da un trattato internazionale tra Francia e Italia approvato nel 2017. Nel caso in cui il governo italiano decidesse di non iniziare l’opera, bisognerebbe modificare il trattato con un voto del Parlamento. Ma anche nel caso in cui Camera e Senato votassero a favore dello stop, non sarà facile uscirne. Per fermare definitivamente la Tav, anche la Francia dovrebbe fare lo stesso. Ipotesi di difficile realizzazione. Se si dovesse arrivare ad uno scontro di idee, la questione dovrebbe essere risolta da un arbitrato internazionale.

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