CASERTA – C’è chi dice 4mila, chi si ferma a duemila. Una cosa è certa, le strade di Caserta, ieri, si sono riempite di facce, di cuori, di storie, unite da un solo grido: “Siamo tutti l’ex Canapificio”. Il sequestro del centro sociale per un “concreto pericolo di crollo” su disposizione della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha lasciato l’amaro in bocca a chi questa realtà la vive e a chi ne beneficia. Non a caso, in prima fila al corteo, partito alle 14 dalla stazione ferroviaria, c’erano le famiglie dello sportello a reddito che, insieme agli immigrati, da anni portano avanti battaglie per permettere l’accesso a bonus e sussidi, ma pure le famiglie del Piedibus, il servizio di accompagnamento a scuola di 200 bambini grazie al quale gli alunni delle elementari e medie inferiori vengono portati a piedi a scuola da adulti con le stesse modalità dello scuolabus, ma senza inquinare.
In piazza anche i migranti
Alla manifestazione hanno partecipato i 200 migranti ospitati dall’ex Canapificio e quelli provenienti da Castelvolturno, ma anche associazioni e Sprar che hanno aderito da tutta Italia oltre che i presidi di Emergency e Libera. Si è visto il registra Andrea Segre, che tornerà martedì a Caserta con gli attori Toni Servillo e Valerio Mastandrea per una serata cinematografica a sostegno del centro sociale, e tantissimi studenti e gruppi degli Scout Agesci della Campania. Non sono mancati i centri sociali napoletani, alcuni sindacati e partiti politici (si è visto il solito Matteo Renzi che, a Caserta per presentare il suo libro, ha subito messo il cappello sulla vicenda). Il fiume umano che ha sfilato ordinatamente per la città ha chiesto a gran voce la riapertura del centro, che ha dato prova negli anni di essere un modello di inclusione sociale bilaterale, oltre ad essere da circa 20 anni punto di riferimento e di ritrovo per migranti e italiani: un crocevia di culture che si conoscono, si capiscono, si rispettano.
La protesta
Da un lato si è chiesto alla Regione di attivarsi quanto prima per trovare una soluzione per la messa in sicurezza dello stabile, aspetto di sua competenza, dall’altro la società civile ne ha chiesto fortemente il dissequestro. “In poco più di 24 ore abbiamo raccolto 1200 firme, 120 provenienti da associazioni, tutta l’Italia sta rispondendo all’appello” , ha dichiarato Virginia Anna Crovella, operatrice e responsabile dell’Ex Canapificio. Una piazza multiculturale e multietnica, quella di ieri, che ha protestato unita per gli stessi diritti, ovvero per i diritti umani e contro le azioni che invece di includere mirano ad escludere gli stranieri, contro il razzismo, contro la xenofobia e a favore della buona accoglienza, dell’umanità.
La speranza
Lo ha sottolineato anche Haiba, ghanese che da anni vive in Italia e che ha imparato ad amarla. Con la testa avvolta in un turbante rosa, la determinazione di una combattente e la preoccupazione di una madre ha voluto raccontare la sua storia: “Mio figlio è invalido, è down, il centro gli assicurava assistenza medica. Per favore, riapritelo, mio figlio ha bisogno di cure”. “Perché – dice il bambino guardando la madre – hanno chiuso il centro? Cosa significa manifestare?”.A 8 anni è troppo complicato spiegargli che il Ministro dell’Interno ha detto che per lui “la pacchia è finita”. La pacchia è finita perché non è mai iniziata.