MILANO – Cobalto ionizzato. Questa la sostanza altamente radioattiva che avrebbe ucciso la giovane modella marocchina, Imane Fadil. La ragazza qualche settimana prima di morire sarebbe stata contaminata dal cobalto ionizzato, che è altamente radioattivo ma decade. Ovvero svanisce progressivamente e questo spiegherebbe come mai, nel corpo della supertestimone dei processi Ruby, sono stati trovati solo 0,7 microgrammi per litro, quando il livello di tossicità del cobalto è 40.
Il veleno
Ma nel frattempo il veleno aveva già fatto il suo lavoro e il primo marzo la modella è morta tra dolori terribili causati dal decadimento degli organi in un letto dell’Humanitas. È questa la pista seguita dagli investigatori che indagano per omicidio volontario e decisiva sarà l’autopsia che sarò svolta in settimana, alla presenza di un pool di esperti guidati dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo che si è occupata anche dell’assassinio di Yara Gambirasio, Lidia Macchi ed Elisa Claps.
“Non farla vedere a nessuno”
E’ la scritta a mano che compare sul fascicolo dell’obitorio di Milano dove si trova il suo corpo. La frase apposta da uno degli addetti del Comune riporta l’ordine della Procura di non fare avvicinare nessuno, nemmeno amici e parenti. Al momento l’unico aspetto incontrovertibile è che la morte è avvenuta per una progressiva displasia midollare, tanto che la modella durante il ricovero è stata sottoposta a diverse trasfusioni.
Esami tossicologici precedenti
La ragazza era risultata negativa ai test sui veleni più comuni, in particolare l’arsenico e non aveva nemmeno la leptospirosi. Resta dunque il giallo sulla vicenda della modella marocchina teste del processo Ruby e che ieri l’ex premier Berlusconi ha negato di conoscere.
Evitare il contagio
L’esito parziale che suffraga la pista del cocktail di elementi radioattivi sta rallentando l’esecuzione dell’autopsia. Perché, a titolo cautelativo, si vuole evitare il rischio contagio per i medici legali che devono effettuarla. L’esame autoptico sarà quindi effettualo solo dopo che saranno noti altri risultati di laboratorio. Non solo. I medici sono partiti da ipotesi generali e hanno via via scartato patologie come tumori e malattie degenerative. C’è stata una fase in cui la giovane donna ha addirittura mostrato segni di miglioramento tanto da essere trasferita dalla Terapia intensiva al reparto di Medicina generale. Ma gli organi principali hanno funzionato sempre meno. Dopo il midollo, il fegato e i reni. Necessario quindi il ritorno alla Rianimazione. “Sto per morire, mi hanno avvelenata”, dirà Imane più di una volta al fratello e al proprio avvocato Paolo Sevesi, che hanno denunciato il fatto ai magistrati.
Ripresa degli interrogatori
Oggi riprenderanno in procura gli interrogatori di medici, ex olgettine e amici di Imane Fadil. Si punta a ricostruire gli ultimi suoi mesi di vita alla ricerca di qualcuno che potesse odiarla al punto di ucciderla.