Francesca Fioretti da una psicologa dopo la morte di Astori: “Per me è sempre il 4 marzo”

L'ex gieffina preoccupata per il rapporto con la figlia di 3 anni: "Ero terrorizzata dall'idea di volerle meno bene".

CASERTA“Mi è caduta addosso una tragedia, una disgrazia così grande da cambiare per sempre la mia prospettiva delle cose”: sono queste le parole strazianti di Francesca Fioretti. Dopo la perdita del compagno Davide Astori, trovato morto in una camera d’albergo il 4 marzo, l’ex gieffina ha vissuto un periodo travagliato.

Vedendo in pericolo il suo rapporto con la figlia avuta dal calciatore, Francesca ha dovuto rivolgersi a una psicologa infantile. La ragazza vive ora a Milano con la figlia, intenzionata a recuperare la sua vita di sempre.

L’intervento della psicologa infantile, l’ex gieffina: “Temevo di volere meno bene a mia figlia”

Persa in un mondo alieno dopo la perdita della sua unica ancora alla realtà: così la vita di Francesca. Ad aiutarla a elaborare il lutto una psicologa infantile. “Per me parlare di Davide al passato è impossibile. – è il racconto di quel buio periodo – Ognuno attraversa il dolore a modo proprio, ma non c’è un modo giusto per farlo. Temevo di non essere più in grado di gestire mia figlia, ero terrorizzata dall’idea di volerle meno bene. Mi ha aiutato una psicologa infantile. Lei mi ha aiutato a capire che il 4 marzo era finita un’esistenza e che avrei dovuto iniziarne una completamente nuova”.

Francesca vittima delle insinuazione alla commemorazione di Davide: “Non mi hanno ferita”

Dopo la morte di Astori per la showgirl si sono aperte le porte di un inferno fatto di giudizi affrettati, accuse e illazioni. Un momento triste per lei la commemorazione dello scorso 4 marzo, non soltanto per il ricordo del compagno. Una storia che Francesca racconta a fatica: “Sono arrivata a funzione conclusa e senza telecamere sono andata con suo padre e tre familiari e ricordarlo. Hanno scritto ‘la compagna non c’era’ e si sono permessi di insinuare cose spiacevoli, di dire quello che avrei dovuto o non dovuto fare. Ma non mi hanno ferita perché al sistema di ‘non so niente ma giudico comunque’ ho fatto il callo”.

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