MILANO – E’ ormai un mantra, per la Federal Reserve, quello della prudenza. Dopo un 2018 di scintille con Donald Trump sulla questione dei tassi, alzati ben quattro volte, la banca centrale statunitense pare ora intenzionata a lasciare il costo del denaro fermo per l’intero 2019. E’ quanto emerge dalla riunione di marzo del Federal Open Market Committee, il braccio di politica monetaria della Fed, che in questo senso supera addirittura le attese del mercato.
Fed, un 2019 senza rialzi
Se era dato praticamente per scontato che i tassi a questo giro non si sarebbero mossi dalla forchetta del 2,25%-2,50% raggiunta in dicembre, l’impressione più diffusa era comunque che un rialzo nel 2019 potesse essere ancora dato per fattibile. Dai due prefigurati in precedenza, invece, si è scesi a zero. Col presidente Jerome Powell che ha descritto quello attuale come “un ottimo momento per noi per essere pazienti e vedere come evolveranno le cose”, esplicitando che ora non c’è alcun bisogno di “affrettare il giudizio”.
Scendono Pil e livello di inflazione
Sono anche le cifre, d’altra parte, a invitare alla riflessione. Le previsioni economiche diffuse dalla stessa Fed portano infatti una limatura verso il basso sia per quanto riguarda il Pil che a livello di inflazione, dati ora al 2,1% e all’1,8% rispetto al 2,3% e all’1,9% indicati lo scorso dicembre. “Vediamo una prospettiva favorevole per quest’anno”, ha comunque rimarcato lo stesso Powell evidenziando come i numeri non siano di per sé negativi, “ma siamo anche ben consapevole di quelli che sono i rischi”.
Rallentamento della crescita globale e caso Brexit i fattori di incertezza
A gettare le loro ombre sulla futura espansione economica, secondo il governatore, sono in particolare il rallentamento della crescita globale e il mancato raggiungimento di una soluzione condivisa per quanto riguarda la Brexit e le tensioni commerciali. Guardando al di fuori degli Stati Uniti, Powell ha infine osservato in conferenza stampa come la frenata sia europea più evidente anche di quella cinese, senza però dare segno di temere il peggio. “In Europa vediamo un indebolimento, ma non vediamo recessione”, ha spiegato, “vediamo ancora crescita positiva”.
(AWE/LaPresse/di Marco Valsecchi)