Diciotti, Salvini ‘assolto’ grazie a Fi e Fdi. La maggioranza non è autosufficiente

Interrogando però i numeri, il dato politico è un altro. Da soli Lega e M5S non sarebbero mai arrivati a 161

In foto Matteo Salvini

ROMA – Il Senato assolve Matteo Salvini per il caso Diciotti, ma la maggioranza di governo non basta. E a blindare davvero il leader del Carroccio è il centrodestra. “Il quorum è stato largamente superato”, esulta Maurizio Gasparri quando ancora i dati sono parziali e i favorevoli alla sua relazione (che nega l’autorizzazione a procedere) sono 232. A urne chiuse, intorno alle 19, il numero aumenta, ma non di molto.

Diciotti-Salvini, caso archiviato dal Senato

Il caso Diciotti viene licenziato da Palazzo Madama con 237 sì e 61 contrari grazie all’asse formatosi per l’occasione, che vede insieme, per la prima volta, Lega e M5S votare dalla stessa parte di Forza Italia e Fratelli d’Italia. Si certifica così che il titolare dell’Interno e vicepremier ha “agito per l’interesse e la sicurezza del paese”.

Il governo gialloverde non è autosufficiente

Interrogando però i numeri, il dato politico è un altro. Da soli Lega e M5S non sarebbero mai arrivati alla maggioranza assoluta di 161, neanche con il soccorso dei 4 componenti del gruppo Misto e di due delle Autonomie, così come è stato. Nelle fila del Movimento 5Stelle sono infatti risultati assenti in sette, a cui si aggiungono i tre voti dichiarati contrari alla relazione e quindi favorevoli a mandare a processo Salvini. Oltre a Paola Nugnes e Elena Fattori, vota in dissenso dal gruppo pentastellato anche Virginia La Mura.

Conti alla mano l’esecutivo raggiunge quota 153, numero molto lontano dalla soglia di salvezza per Salvini. Un dato devastante soprattutto per i 5Stelle, che dopo aver superato la travagliata decisione sulla posizione da prendere, invece di trovarsi compatti devono ora confrontarsi con una squadra spaccata e troppo fragile al cospetto della compagine leghista.

Equilibri delicati tra Lega e M5S

In Senato la maggioranza è sempre stata risicata, con numeri sul filo. Il voto però sulla Diciotti apre uno scenario da incubo per i 5Stelli. Proprio a palazzo Madama la Lega potrebbe schiacciare il Movimento, utilizzando l’asse con gli alleati del centrodestra su qualsiasi provvedimento, e nello stesso tempo Luigi Di Maio, nelle trattative aperte con il socio di governo, si troverebbe con un potere d’acquisto ridotto al minimo. Che tra le fila dei pentastellati, per il voto sull’autorizzazione a procedere per il caso Diciotti, ci fossero non poche perplessità, era noto, ora bisognerà vedere cosa accadrà quando sul tavolo saranno presentati accordi troppo spostati sulla linea del Carroccio.

Il fronte pentastellato non è compatto

Sintomo di insofferenza e di un Movimento non compatto anche le numerose assenze sul banco del governo. Salvini ha al suo fianco la ministra per la Pa, Giulia Bongiorno, e quello per le Politiche agricole Gian Marco Centinaio. L’unico del Movimento presente fin dall’inizio della seduta dell’Aula è Riccardo Fraccaro. Intorno alle 12 fanno ingresso nell’emiciclo, come promesso, il premier Giuseppe Conte e Danilo Toninelli. Di Di Maio neanche l’ombra. Eppure anche lui quando c’è stato bisogno, ha firmato la lettera di corresponsabilità sul caso Diciotti.

(LaPresse/Donatella Di Nitto)

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