ROMA – Circa 18 mila esuberi stimati tra i lavoratori impegnati nei servizi per l’immigrazione, 5 mila di questi già certificati con l’avvio delle procedure di licenziamento. Su un totale di addetti ai servizi di accoglienza e integrazione pari a 40 mila. Tutto per effetto dell’introduzione del cosiddetto decreto Salvini. Che, tra le altre cose, ha infatti ridotto drasticamente il numero di ore di lavoro destinate ai servizi per l’immigrazione. A lanciare l’allarme è la Funzione Pubblica Cgil nel fare un bilancio a 6 mesi dall’entrata in vigore del decreto Sicurezza. Rivendicando quindi “misure di sostegno per questi lavoratori e la ridefinizione dell’intero sistema immigrazione”.
Un provvedimento, che porta la firma del titolare del Viminale, che si è abbattuto infatti sui servizi per l’immigrazione. In termini di meno ore dedicate e di taglio delle risorse previste. Con l’attuazione del decreto Salvini e i tagli previsti, il 40% dei circa 40 mila addetti, impegnati tra Cara, Cas e Sprar, rischia il posto di lavoro. A stretto giro, stima la Fp Cgil, saranno 18 mila i dipendenti dei servizi interessati da procedure di esuberi. Medici, infermieri, insegnanti, avvocati, assistenti sociali, psicologi, mediatori culturali, molti dei quali giovanissimi sotto i 35 anni di età. Di questi, calcola il sindacato, 5 mila sono già stati coinvolti da procedure di licenziamento.
(LaPresse)