Russiagate, ira di Trump e dem divisi sull’impeachment. Sanders nella bufera

La questione è tutt'altro che chiusa, visto che i democratici promettono battaglia al presidente americano

in foto Donald Trump

MILANO – Trionfante, Donald Trump ha proclamato il “Game over” sul Russiagate subito dopo la pubblicazione del report del superprocuratore Robert Mueller. Ma la questione è tutt’altro che chiusa, visto che i democratici promettono battaglia.

Continua la battaglia dei democratici

Capofila il presidente della commissione giustizia della Camera, Jerry Nadler: ha chiesto al ministero della Giustizia di consegnare entro il 1° maggio il rapporto Mueller completo, senza le omissioni di informazioni confidenziali che erano state escluse nel documento diffuso giovedì, e ha chiesto ai deputati di indagare per determinare la portata dei comportamenti di Trump.

I Dem vorranno ascoltare Mueller alla Camera entro il 23 maggio, mentre il ministro della Giustizia Bill Barr sarà sentito dal Congresso il 1° e 2 maggio. Trump ha allora rincarato la dose, sempre su Twitter, parlando di “dichiarazioni inventate e totalmente false” nel rapporto del superprocuratore.

L’ostruzione della giustizia

La chiave di tutto è il punto dell’ostruzione della giustizia. Se da una parte il rapporto afferma che non ci sia stata collusione con la Russia, nonostante i numerosi contatti, dall’altra afferma anche che non è stato possibile escludere con certezza i sospetti di ostruzione alla giustizia: “Se avessimo avuto la sicurezza, dopo un’indagine approfondita dei fatti, che il presidente chiaramente non commise ostruzione alla giustizia, lo diremmo”, recita il documento.

Un passaggio che è unanimemente colto dai democratici come una palla lanciata da Mueller al Congresso per fare la sua parte. Forti della loro maggioranza alla Camera, d’altra parte, i Dem possono condurre inchieste parlamentari.

I dem si dividono sull’impeachment contro Trump

Si torna a parlare dell’ipotesi impeachment, ma su questo l’unanimità fra i Dem non c’è. L’ala più a sinistra, di cui fa parte per esempio la deputata Alexandria Ocasio-Cortez, è favorevole alla messa in stato d’accusa. I capi del partito, però, escludono al momento questa opzione, facendo delle valutazioni di tipo politico: in primo luogo sarebbe una strada destinata al fallimento visto che i repubblicani hanno la maggioranza al Senato; e in secondo luogo in vista delle elezioni del 2020.

“In questo momento non vale la pena”, ha dichiarato alla Cnn il capo della maggioranza alla Camera, Steny Hoyer. “Francamente abbiamo delle elezioni” a novembre del 2020 e “gli americani daranno il loro verdetto”, ha aggiunto. In vista delle presidenziali e parlamentari del 2020, insomma, l’opposizione preferisce la prudenza.

Bufera sulla portavoce della Casa Bianca

Intanto una bufera si sta abbattendo sulla portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders. Dal rapporto di Mueller è emerso che lei stessa ha ammesso di avere fornito informazioni prive di fondamento a proposito del siluramento di James Comey da capo dell’Fbi. Il riferimento è a quando a maggio del 2017 disse ai giornalisti che “innumerevoli membri dell’Fbi” avevano perso fiducia in Comey: fu un “lapsus”, un commento fatto “sull’onda del momento e non basato su nulla”, si è giustificata Sanders.

Le accuse contro Sanders

Adesso sono in tanti che ritengono che debba essere licenziata, chiedendosi come sia possibile continuare ad avere fiducia in ciò che dice per contro della Casa Bianca. Lei, dai microfoni di Fox News, si è difesa così: “Ho riconosciuto di avere avuto un lapsus quando ho usato la parola ‘innumerevoli’, ma il fatto non è falso” e “licenziare James Comey resta una delle decisioni migliori che il presidente abbia preso”.

(LaPresse/di Chiara Battaglia)

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome