DACCA – È stata bruciata viva per ordine del preside della scuola, che lei aveva accusato di molestie sessuali. Sta scuotendo il Bangladesh la storia di Nusrat Jahan Rafi, 19 anni.
La storia di Nusrat ha scosso il Bangladesh
Secondo la ricostruzione della polizia, è stata attirata sul tetto della scuola. Qui alcune persone, fra cui compagni di classe, le hanno chiesto di ritirare la denuncia che aveva presentato alla polizia; ma quando la ragazza si è rifiutata le hanno versato addosso del kerosene e le hanno dato fuoco. “Nessun colpevole sfuggirà alla giustizia”, ha promesso la premier Sheikh Hasina sull’onda dell’emozione e delle proteste che stanno attraversando in Paese.
La ragazza ha accusato il preside di molestie sessuali
In relazione alla morte di Nusrat sono state arrestate 18 persone. Una di loro, secondo quanto ha riferito la polizia ad AFP, ha raccontato che il preside “aveva detto loro di fare pressione su Rafi per ritirare la denuncia. E di ucciderla nel caso in cui si fosse rifiutata”. Qualcosa però nel piano è andato storto. Sempre secondo la polizia, cinque delle persone arrestate avevano legato la giovane con un foulard prima di cospargerla di kerosene perché volevano simulare un suicidio. Ma la ragazza è riuscita a liberarsi mani e piedi prima che la sciarpa bruciasse e a scendere dal tetto.
Nusrat punta il dito contro gli aggressori prima di morire
Ha riportato ustioni sull’80% del corpo, ma prima di morire in ospedale il 10 aprile ha fatto in tempo a registrare un video in cui ha ribadito le accuse contro il preside e ha indicato i suoi aggressori. “Mi ha toccata”, dice riferendosi al direttore. “Mi batterò contro questo crimine fino all’ulrimo respiro”, dice nel filmato. Il fratello di Nusrat conferma ad AFP che membri dell’entourage del preside avevano fatto pressioni sulla famiglia per ritirare la denuncia.
Solidarietà alla 19enne bruciata viva
Manifestazioni si sono tenute venerdì a Dacca in risposta all’appello della Comunità degli studenti contro lo stupro e contro la violenza sessuale. Per chiedere un’inchiesta sulle responsabilità della polizia. I dimostranti vogliono sapere come mai la denuncia sia stata presentata il 27 marzo ma non sono state adottate misure immediate.
Una tragedia che grida ancora giustizia
Sicuramente non rassicura la diffusione di un video, che è filtrato, in cui si vede il capo della stazione di polizia locale che registra la denuncia. Ma la definisce “niente di che”. “L’omicidio orribile di una donna coraggiosa che chiedeva giustizia mostra fino a che punto il governo del Bangladesh viene meno ai suoi impegni nei confronti delle vittime di violenze sessuali”. Lo afferma la direttrice di Human Rights Watch per l’Asia del Sud, Meenakshi Ganguly.
(LaPresse/AFP)