ROMA – Il caso Siri rischia di spezzare definitivamente un equilibrio già (troppo) sottile tra Movimento 5 Stelle e Lega. Il premier Giuseppe Conte è stato molto chiaro e continua ad essere fermo sulle proprie posizioni: “Porrò la mia proposta su revoca all’ordine del giorno nel prossimo consiglio dei ministri”. Dal canto suo il sottosegretario della Lega, indagato per corruzione dalla procura di Roma, aveva professato la sua innocenza chiarendo però che se nei prossimi 15 giorni non dovessero esserci novità positive per lui, sarà il primo a fare un passo indietro.
Le chiara posizione del premier Conte sul caso Siri
Da qui però un’ulteriore replica da parte del premier grillino: “Le dimissioni – ha tuonato Conte – o si danno o non si danno. Quelle future non hanno senso”. Posizione chiara, dunque, esattamente come quella del vicepremier Matteo Salvini. Che si è schierato, tuttavia, nel senso diametralmente opposto rispetto alla scelta e alle idee dei pentastellati: “Lui è tranquillo e pronto a farsi sentire – ha spiegato il leader del Carroccio riferendosi a Siri – mentre ai cinquestelle chiedo velocità sulla fiat tax e non sulle dimissioni di Tizio o Caio. È una vicenda locale che non ferma il Governo”.
Come la pensano Di Maio e Salvini
Acqua sul fuoco, dunque, da Salvini, a cui ha invece risposto con una grossa tanica di benzina Luigi Di Maio: “Non esulto – ha dichiarato il vicepremier del M5S – Salvini è una persona di buon senso e non sarebbe una bella immagine aprire una crisi di Governo per le dimissioni di un sottosegretario. Superato il caso Siri – ha concluso – vediamoci e lavoriamo il più possibile per gli italiani”. La situazione del sottosegretario leghista è comunque destinata a far parlare di sé. La velata richiesta di ‘pace’ di Luigi Di Maio non può comunque mascherare le tensioni che continuano ad esserci nel governo gialloverde. E chissà che dopo i battibecchi su tav e reddito di cittadinanza, questa volta non si arrivi allo scontro definitivo.