P3, finisce in prescrizione il processo a Marcello Dell’Utri

Diciotto persone erano state indagate nel 2012

Foto LaPresse - Daniele Leone07/07/18 Roma ITACronacaRoma. Marcello Dell'Utri lascia il carcere di RebbibiaNella foto: Dell’Utri lascia il carcere per problemi di salute, ad accoglierlo i due figli e gli avvocati

ROMA – Si chiude con la prescrizione il processo a Marcello Dell’Utri nato dall’inchiesta P3. I giudici del tribunale di Roma hanno disposto il ‘non versi procedere’ nei confronti dell’ex senatore di Forza Italia. Dell’Utri era imputato per violazione della Legge Anselmi sulle associazioni segrete, corruzione e finanziamento illecito.

Il processo Dell’Utri finisce in prescrizione

L’ex parlamentare è stato giudicato, a causa del suo periodo di latitanza in Libano, in un procedimento stralcio del principale. Che, il 16 marzo del 2018, ha portato a otto condanne. Sei anni e sei mesi per l’imprenditore Flavio Carboni, quattro anni e nove mesi per Arcangelo Martino. Mentre l’ex senatore di Forza Italia Denis Verdini è stato assolto dall’accusa di far parte dell’associazione a delinquere, e condannato a un anno e tre mesi per finanziamento illecito al partito.

Il processo ha coinvolto 18 persone

Diciotto persone erano infatti finite a processo nel 2012, e la maggior parte dei reati contestati sono stati prescritti. Come l’abuso d’ufficio contestato a Ugo Cappellacci di Forza Italia, all’epoca dei fatti presidente della Regione Sardegna.

Tra i condannati nel processo principale, anche l’ex primo presidente della Cassazione Vincenzo Carbone (2 anni per abuso d’ufficio), l’ex presidente Arpa Sardegna, Ignazio Farris (un anno e 10 mesi per corruzione). E l’ex presidente del consorzio Tea, Pinello Cossu (un anno e 10 mesi per corruzione). Condannato a 10 mesi per diffamazione e violenza privata l’ex sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino. Stessa condanna anche per l’ex assessore regionale della Sardegna Ernesto Sica.

L’obiettivo della P3

Obiettivo della P3, secondo le accuse, era quello, “di condizionare il funzionamento degli organi costituzionali nonché di apparati della pubblica amministrazione dello Stato e degli enti locali. Con l’obiettivo di rafforzare sia la propria capacità di penetrazione negli apparati medesimi mediante il collocamento, in posizioni di rilievo, di persone a sé gradite, sia il proprio potere di influenza, sia la propria forza economico finanziaria”.

(LaPresse/di Alessandra Lemme)

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