ROMA– La Lega blinda Edoardo Rixi: non sarà un Siri bis. Forte del 34 per cento alle Europee, Matteo Salvini pianta i paletti tra il Carroccio e il Movimento 5Stelle, mentre Luigi Di Maio sembra prigioniero di un assordate silenzio. Ed è proprio sulla sentenza per il viceministro alle Infrastrutture – attesa per giovedì 30 maggio – che potrebbe consumarsi la rottura. “La Lega ha già deciso”, conferma il capogruppo in Senato Massimiliano Romeo: “Rixi sta al suo posto”.
Una posizione granitica che, ovviamente, non piace al braccio destro del leader pentastellato, Stefano Buffagni: “C’è un contratto di Governo da rispettare dove c’è scritto chiaramente cosa si deve fare. Se non lo vogliono rispettare e farlo saltare lo dicano chiaramente e se ne assumano la piena responsabilità”.
Il contratto prevede infatti che per una condanna in primo grado sia previsto, per i membri di governo, il passo indietro. E questo vale per una serie di reati tra cui anche il peculato. Una posizione, quella di Buffagni, abbracciata anche da Alessandro Di battista, tornato a grande richiesta. Un tema scottante, insomma, che potrebbe riportare sul tavolo di palazzo Chigi l’ennesimo braccio di ferro, per ora rimandato immediatamante dopo la sentenza dei giudici genovesi.
Intanto, il titolare dell’Interno tesse la sua tela indirizzata a costringere nell’angolo il suo socio di governo: andare a tambur battente e rivendicare ciò che per settimane, prima del voto del 26 maggio, è rimasto congelato nelle segrete stanze di Palazzo Chigi.
Per Salvini è tempo di riscrivere il contratto, a partire da Rixi
Il partito di via Bellerio questa volta fa quadrato attorno al viceministro e, nel caso Conte fosse pronto a scaricare Rixi, la Lega sarebbe pronta a ribellarsi. Questa volta c’è anche la possibilità di disertare un eventuale Consiglio dei ministri e far mancare la fiducia al premier, spianandogli la strada per una salita al Quirinale.
Altro tema caldo, su cui il vicepremier leghista interviene a gamba tesa, proprio mentre Conte è volo per Bruxelles, è l’avvertimento della commissione europea sui conti pubblici italiani: “E’ finito il tempo delle letterine e dei richiami, del ‘sei stato cattivo e finisci dietro la lavagna”.
Per il Capitano è l’ora di fare la voce grossa. Lui stesso ha tutta l’intenzione di sobbarcarsi questo compito e lancia la richiesta “rispettosamente ed educatamente” a parlamento e commissione Ue “di convocazione di una conferenza europea su lavoro, crescita, investimenti, sulla garanzia del debito pubblico e sul ruolo della banca europee”. Non è tutto.
Salvini interviene anche sullo spread in rialzo e non ha dubbi
“Aumenta perché c’è chi tiene sotto scacco l’Italia e vuole che resti ancorata a regole vecchie. Non si capisce perché qualcuno debba speculare sulla pelle del Paese e degli italiani e qualcun altro debba pagarne le conseguenze”.
Il leader leghista non indietreggia di un millimetro
“Voglio almeno 6 sì altrimenti sarà difficile andare avanti”. In questo ragionamento rientrano quindi anche la Tav, le Autonomie e il decreto sicurezza bis, che il Viminale ha chiesto di esaminare nel prossimo Consiglio dei ministri.
(LaPresse)