ROMA – La Sea Watch si appella alla Corte di Strasburgo per far sbarcare i 43 migranti di cui 6 donne e 3 minori non accompagnati, uno di soli 12 anni e bypassare così le leggi italiane.
Gioca la sua carta il comandante della nave, ma forse non sa che il ministro degli interni, Matteo Salvini, ha le idee chiare in merito, e che la responsabilità di questa situazione irreale ricade sull’Olanda e su lui stesso.
La nave è ferma davanti alle coste italiane dallo scorso 12 giugno e chiede, pertanto, al nostro governo di adottare i provvedimenti necessari per impedire violazioni grazie a ‘misure provvisorie’
La Corte
La Corte europea, che in base ai suoi regolamenti può chiedere all’Italia di adottare quelle che vengono definite ‘misure urgenti’, ha a sua volta rimandato la richiesta al governo italiano oltre ad aver postulato una serie di domande alla stessa Sea Watch: entrambi, entro oggi, dovranno dare una risposta.
La mossa ‘scontata’
Era nell’aria che la mossa del comandante della Sea Watch sarebbe stata quella di far giungere il suo SOS alla Corte per i diritti umani. Già da ieri si sapeva infatti che l’unica alternativa alla situazione di stallo sarebbe stata, quella di lanciare praticare quella strada dichiarando lo stato di emergenza sulla nave per poter sbarcare sulle coste italiane. Ma comunque tale procedura è in difformità col decreto sicurezza per cui la capitana Carola Rackete in caso di sbarco, sarebbe andata incontro a una multa fino a 50mila euro e al sequestro della nave stessa.