MILANO – Era sopravvissuta ad Auschwitz, era stata perseguitata dal regime comunista, poi estromessa dall’università e diffamata dal regime sovranista di Viktor Orbán. Agnes Heller è stata una delle menti filosofiche più influenti del Novecento. Da poco aveva compiuto 90 anni, era sana e lucida, vivacissima e con un’agenda fitta di impegni e incontri pubblici fissati anche in Italia.
È andata a fare una nuotata nel lago Balaton ma non è tornata
Gli amici l’hanno attesa a lungo a riva poi la polizia ha trovato il suo corpo. Potrebbe aver avuto un malore e quindi essere annegata. Figlia della colta borghesia ebraica, nata a Budapest il 12 maggio 1929, fu perseguitata prima dal regime di Horthy, poi dopo l’invasione tedesca era destinata con la famiglia intera alla deportazione ad Auschwitz-Birkenau. Solo Agnes e sua mamma si salvarono, il resto dei familiari finí vittima della Shoah.
Nel dopoguerra, Agnes si appassionò subito alla politica
Divenne l’allieva prediletta del grande filosofo marxista critico Gyorgy Lukács, e con lui fu controllata minacciata e vessata dal regime comunista, prima e anche dopo la brutale invasione con cui l’Unione sovietica di Kruscev risposte alla rivoluzione ungherese. Nel 1977 si decise ad andare a insegnare in Canada, e solo dopo anni di esilio tornó a fare la pendolare tra il Nordamerica e la sua patria.
Da marxista critica divenne liberal e divenne il punto di riferimento di dissidenti, opposizioni e poi dopo il 1989 delle nuove élites democratiche. Ben presto, però, dovette affrontare la perdita della cattedra e false accuse di malversazione per traduzioni critiche di Socrate e Platone. E venen allontanata dall’insegnamento per volere del premier sovranista Viktor Orbán, al potere dal 2010. (LaPresse)