Non lasciatevi comprare, le espulsioni sono finite

Il tonfo nei sondaggi, la faida tra le correnti, le espulsioni, le uscite volontarie e, ora, la maggioranza a rischio in Parlamento

Foto LaPresse/Emiliano Albensi

Quanto costa un grillino? Difficile dirlo. I leader nazionali si sono venduti per andare al governo, alleandosi con un partito politico contro la volontà della base (dopo le elezioni, però. Mica scemi…). Certo, soldi e potere sono un argomento piuttosto convincente e anche i pentastellati tengono famiglia. Ma ora abbiamo la possibilità di vedere se anche ai dissidenti basta qualche poltroncina per rinunciare alla propria dignità. Sì, perché l’imminente “fase di riorganizzazione” del Movimento 5 Stelle, con la comparsa dei vari “facilitatori”, il “team del futuro” e compagnia bella, arriva (guarda caso) in un momento di grande difficoltà per i grillini. Il tonfo nei sondaggi, la faida tra le correnti, le espulsioni, le uscite volontarie e, ora, la maggioranza a rischio in Parlamento.

Al Senato, soprattutto, i numeri sono risicatissimi. Difficile che qualcun altro venga cacciato solo per aver usato il cervello. Ma sospendere le espulsioni non basta. Bisogna evitare che i delusi vadano via, anche perché probabilmente dovranno ingoiare altri rospi. E allora? Come si argina il malcontento per la mancanza di trasparenza e di democrazia interna? Ed ecco che improvvisamente si parla di nuovi incarichi.

Il ministro del Lavoro Luigi Di Maio li ha annunciati in una serie di video in perfetto stile televendita, quello al quale ci hanno abituati Silvio Berlusconi prima e Matteo Renzi poi. Con l’aggiunta delle coloratissime animazioni che caratterizzano il materiale di propaganda pentastellato. Perché non c’è solo il sedere, anche l’occhio vuole la sua parte. Dodici “facilitatori nazionali” e cinque in ogni regione (8 in quelle grandi, 3 nelle piccole) che dovranno occuparsi di tre cose: relazioni esterne, relazioni interne e coinvolgimento. Insomma, non si capisce bene cosa dovranno fare, ma la cosa fa sorridere, perché i grillini erano proprio quelli che volevano eliminare gli intermediari e promuovere la democrazia diretta sul web. Ora avranno quasi più poltrone che iscritti. Basterà per riportare il sereno in Casa…leggio? O invece i dissidenti dimostreranno di avere ancora una dignità, soprattutto ora che la minaccia dell’espulsione è venuta meno? Sarà interessante scoprirlo. Perché da questo dipende tutto. Salvini e Di Maio vogliono restare a palazzo Chigi, le liti quotidiane consentono loro di fare quel che vogliono senza compromettere il rapporto con la base.

Ma il leader leghista, come il suo omologo pentastellato, è preoccupato da possibili congiure interne, ad opera degli esponenti della vecchia guardia, poco “valorizzata” alla corte del ministro dell’Interno. E poi l’inaspettato successo elettorale del 2018 ha costretto la Lega a strutturarsi rapidamente in territori finora ostili. I gattopardi del centrodestra non ci hanno pensato due volte a saltare sul Carroccio del vincitore, ma è ovvio che tenere a bada un partito così è abbastanza difficile. Insomma, un governo così forte non si è mai visto negli ultimi 30 anni. Ma a quanto pare è un gigante dai piedi di argilla. Che teme una sola minaccia: l’implosione come conseguenza dei dissidi interni. Perché ormai lo hanno notato un po’ tutti.

Partiti come il Pd e Forza Italia non sembrano particolarmente agguerriti contro la maggioranza. Evidentemente tenere in piedi il governo conviene un po’ a tutti. A tutti i politici, almeno.

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