GRICIGNANO D’AVERSA – E’ stato l’ultimo teste: Nicola Schiavone in video-collegamento ha parlato al processo a carico di Andrea Lettieri, accusato di concorso esterno al clan dei Casalesi, e Angelo Brancaccio, a giudizio per corruzione aggravata dalla finalità mafiosa. Per i due ex sindaci di Gricignano d’Aversa e Orta di Atella a settembre la Dda terrà la requisitoria. Il tribunale di S. Maria Capua Vetere ora dovrà valutare anche le informazioni rese in aula due settimane fa dal figlio di Sandokan.
Il caso Gmc
Al centro del procedimento c’è l’affare Gmc, la multi-servizi degli Orsi. Il pentito, rispondendo alle domande di pm e avvocati, ha ripercorso quanto già detto al magistrato Alessandro D’Alessio nell’ottobre scorso. In quel verbale il collaboratore ha indicato Lettieri come un sindaco in rapporti con la famiglia Russo. Con l’allora prima cittadino a relazionarsi, ha spiegato il primogenito del capoclan, erano “Corrado Russo e Lello Letizia. Loro avevano la delega per parlargli” e per gestire a Gricignano l’affare legato alla “società”. Si occupava, di servizi, ha spiegato Schiavone ed era “mista, pubblico/privata, mi sembra che era intestata alla figlia di Orsi”. A mostrare al boss il piano degli imprenditori di Casale furono Letizia e Nicola Panaro: “Sostanzialmente facevano questa società pubblico/privata e gli affidavano la gestione di alcuni servizi per conto del Comune. Mi disse Lello che questa cosa era stata proposta dagli Orsi, loro avevano l’aggancio politico”. E invece a “risolvere i problemi a livello di territorio” ci avrebbero pensato i Russo “che comunque avevano aggancia anche nell’amministrazione”.
‘L’antipatia’ di Schiavone per gli Orsi
Se fu coinvolto Nicola Schiavone era per avere la ‘benedizione’ all’operazione: “Mi chiesero il permesso di andare avanti con gli Orsi e non con Ferrarro”. Perché era il periodo dello scontro imprenditoriale legato al settore rifiuti proprio tra Nicola Ferraro e gli Orsi. Se a Casal di Principe il figlio di Sandokan scelse di far lavorare Fucone, a Gricignano non ostacolò l’ascesa dei suoi ‘concorrenti’: “Non mi piacevano a Casale, non glielo faceva fare perché era direttamente (legato, ndr.) a me e quindi a Casale non dovevano lavorare. Ciò – ha chiarito il boss pentito – non vuol dire che a me non piacevano e questi non lavoravano. I lavori, il business è un’altra cosa, mettevamo da parte le antipatie. La garanzia me l’aveva data Lello Letizia che era compagno mio”.
La requisitoria
La prossima udienza per la discussione del pm D’Alessio ad inizio settembre. Poi toccherà alle arringhe degli avvocati Giuseppe Stellato, Raffaele Costanzo e Mario Griffo.