E’ diventato sterile, scontato. Il dialogo tra i vicepremier, tra grillini è Carroccio, ormai sembra il copione di una commedia. In disaccordo su tutto, strali e minacce sottese di mettere fine alla vita del governo.
Ieri è toccato alla giustizia: Salvini non è pronto a votare una riforma “vuota”, ha detto alla stampa. “Io – ha sostenuto il capo del Viminale in un’intervista al Corsera – speravo in una più efficace e coraggiosa di quella che ci hanno sottoposto. Che non accorcia processi, che non garantisce galera certa agli spacciatori, noi vogliamo togliere attenuanti generiche… Bonafede si arrende allo status quo, parla di processi di 6 anni. Noi pensiamo che i 3 gradi di giudizio si possono concludere in quattro anni, per esempio”.
Ma il Guardasigilli la pensa diversamente: secondo lui il problema, l’impasse che il Carroccio non è pronto a superare è il loro no ai ‘sogni’ berlusconiani: intercettazioni e separazione delle carriere non passeranno.
Oggi di buona ora ha iniziato Luigi DI Maio sul settore finanza a dare il via al giro di polemiche. “Vedo un atteggiamento di opposizione”, ha dichiarato a ‘Radio Anch’io’ su Rai Radio 1, a proposito dei rapporti con la Lega. “Abbiamo una legge di bilancio da fare in cui dobbiamo abbassare le tasse agli italiani, però se la flat tax è il cavallo di battaglia della Lega aspettiamo da loro che ci dicano come trovare i miliardi”, aggiunge, “le coperture restano un mistero ma io sono pronto a votarle se le portano”. “A fine anno per rilanciare l’economia necessariamente dobbiamo abbassare le tasse”, rimarca, “dobbiamo fare le cose senza dire sempre non mi piace cosa fa il ministro 5 Stelle”.