CASAL DI PRINCIPE – Figli d’arte, ma di un’arte cattiva, criminale. Insieme, Ivanhoe Schiavone e Oreste Diana avrebbero investito denaro in un centro scommesse a Trentola Ducenta. I loro sono cognomi pesanti. Avere come genitori Francesco Sandokan Schiavone, capoclan dei Casalesi, e Giuseppe Diana cuolle e pinto, storico ras di camorra, è un ‘lascia passare’ istantaneo negli ambienti malavitosi, una corsia preferenziale nella mafia che Ivanhoe e Oreste avrebbero deciso di percorrere senza batter ciglio. Con Romeo Pellegrino, sostiene la Dda, dal 2013 al 2017 hanno intestato fittiziamente la sala Euro Bet (successivamente Gold Bet) prima a Renata Marino, poi ad Alessandro Marino ed infine a Salvatore Marino. Ma non si sarebbero limitati alle giocate: il centro sarebbe stato anche zona di spaccio.
A riferirlo alla Dda è stato il pentito Salvatore Orabona. L’ex affiliato, quando venne scarcerato, iniziò “a fermare” le piazze già attive cercando di ‘inglobarle’ nel suo giro. Ha raccontato di essersi recato presso quel centro dove contattò “tale Apollo”. “Mi era stato indicato da Giuseppe Cantone (figlio del boss Raffaele ‘o malapelle) quale spacciatore di droga in quella zona per conto di Oreste Diana. Il contatto con Apollo – ha sostenuto Orabona – è stato anche fisico, nel senso che gli ho dato due schiaffi e gli ho intimato di spacciare per conto nostro ed approvvigionarsi anche da noi”. Ma l’intervento dell’attuale pentito suscitò la reazione di Diana. “Venne a casa mia. Io non ero presente e disse, non ricordo se a mio fratello, di recarmi presso il punto Sani perché voleva incontrarmi”. Orabona, accompagnato da Cantone, andò all’appuntamento. “All’ingresso del centro scommesse – ha riferito l’ex camorrista – vidi Oreste insieme a Ivanhoe Schiavone e tale Giordano di Aversa. Appena ci avvicinammo Schiavone mi riferì testualmente che era ‘cosa sua’, facendo dunque espresso riferimento al fatto che quella zona era gestita da lui. Ho avuto anche successivamente conferma da altri affiliati, in particolare da Salvatore Fioravante, che presso quella sala Ivanhoe dirigeva una piazza di spaccio di marijuana, hashish e cocaina”.
Il figlio del capoclan, stando a quanto sostenuto da Orabona, si sarebbe tuffato in un business illecito per anni osteggiato proprio dal padre, che aveva cercato di tenere fuori il suo cognome e la cosca dallo smercio di droga.
L’attività di scommesse che Oreste Diana e il figlio di Sandokan avrebbero intestato ai Marino è stata riconosciuta durante un sopralluogo da Orabona il 25 novembre del 2016, sulla Sp 16, vicino al bar Happy Days. La Dda aveva chiesto la misura cautelare per Ivanhoe Schiavone e Diana in relazione al centro scommesse, ma il gip Pietro Carola ha negato l’arresto ravvisando in relazione al figlio di Sandokan l’assenza di gravi indizi di colpevolezza e in merito al figlio di cuolle ‘e pinto la mancanza di esigenze cautelari: perché la sala scommesse ormai è chiusa dal 2017. I due sono stati coinvolti nell’inchiesta che martedì ha portato all’arresto 17 persone, accusate a vario titolo di associazione mafiosa, pizzo, traffico e spaccio di droga e sfruttamento della prostituzione. Ad Ivanhoe, indagato a piede libero, nonostante le accuse di Orabona, al momento non vengono contestati reati di spaccio (ma solo l’intestazione fittizia aggravata dalla finalità mafiosa). Diana, invece, è stato arrestato cautelarmente con l’accusa di camorra e associazione finalizzata allo smercio di narcotici.