NAPOLI – Capodichino a Miano non è una strada di passaggio, soprattutto la sera. Una macchina ferma con qualcuno all’interno non dà nel- l’occhio, anzi. In zone come Miano, chi ci abita lo sa, è meglio tenere la testa bassa e proseguire. Ma è stato proprio un passante a notare che in quell’Opel grigia parcheggiata all’altezza del civico 19 di via Cupa Capodichino c’era un cadavere, un uomo ucciso a colpi di pistola.
L’identità dell’uomo si è scoperta dopo. Si chiamava Alessandro Napolitano (nella foto) e aveva trent’anni. Abitava lì, o meglio, abitava al civico 19 da quando era stato lasciato dalla moglie. In via Cupa Capodichino c’è l’appartamento della madre e il 30enne si era trasferito lì. C’era tanto sangue nel- l’auto. E’ quanto ha accertato il personale del 118 arrivato sul posto dopo aver raccolto la segnalazione.
I medici non hanno potuto far altro che constatare il decesso del 30enne. Lo step successivo è stato quello di coinvolgere la polizia. La nota è giunta alla sala operativa poco dopo le 21. Nel giro di pochi minuti la tranquillità della stradina è stata rotta dalle sirene. Le luci intermittenti dei lampeggianti illuminavano le pareti dei palazzi. Decine di persone affacciate hanno osservato le operazioni di messa in sicurezza dell’area, fino all’arrivo del magistrato di turno.
La polizia Scientifica ha effettuato una ricognizione sul corpo e quello che è emerso demanda immediatamente a una matrice criminale. Alessandro Napolitano è stato raggiunto da tre colpi di pistola di cui due alla testa (alla tempia e al collo), esplosi a bruciapelo. Una dinamica che ha il sapore di un’esecuzione. Gli investiga- tori hanno incominciato a scavare nella vita e nel passato del 30enne. E’ emerso un precedente per droga, ma nessuna vicinanza conclamata con organizzazioni criminali. Non è tutto. Napolitano era il titolare insieme al fratello Fabio del bar Azzurro, locale che si trova a pochi passi da via Cupa Capodichino.
Chi può aver voluto la morte di Napolitano? E perché? E’ su questo che stanno lavorando gli agenti della questura. Non si esclude, naturalmente, la pista che porta alla criminalità organizzata, soprattutto per la modalità dell’omicidio, per il volume di fuoco e per i colpi esplosi, almeno due, da distanza ravvicinata.
Tutte le piste sono aperte, compresa quella che porta agli stupefacenti, ma non si esclude neppure quella personale. Le indagini sono state rallentate a causa della pioggia che insisteva nella serata di ieri. Lenta, inesorabile, come la processione dei familiari, degli amici e dei semplici conoscenti. Era una persona molto nota della zona Alessandro Napolitano. In tanti sono rimasti a guardare e a piangere oltre il nastro bianco e rosso che delimitava le operazioni della polizia sulla scena del crimine. Si parte da lì, dalla vittima. I pezzi del puzzle da ricostruire a ritroso partono dal civico 19 di via Cupa Capodichino.