Pinete costiere, urge l’intervento politico

Foto LaPresse - Andrea Panegrossi

NAPOLI – Le pinete costiere sono in pericolo e urgono interventi da parte delle istituzioni per evitare che tra qualche anno ci siano “pinete senza pini” o addirittura senza alcun albero. Molti anni dopo la messa a dimora dei pini lungo il litorale domitio e dopo le vicende degli anni passati legate alla caduta di alberi, in buona parte conifere, bisogna tenere alta la guardia. Infatti, dal punto di vista igienico-sanitario, i pini presentano varie fitopatologie e segni di squilibrio fisiologico, in parte dovuti all’età, in parte allo loro condizione ambientale, in particolare edafica. Si notano chiome molto rade e deboli a causa di una perdita eccessiva di aghi che, indeboliti ulteriormente anche da cause di natura entomologica, cadono sotto l’azione di pioggia e vento.

Ci si interroga se preoccuparsi o meno: le piante sono fortemente squilibrate e inclinate. Ciò non si verificherebbe se fossero sane e ben ancorate al substrato. L’apparato radicale, nota veramente dolente, provoca continuamente innalzamenti delle zolle radicali, tanto da determinare lesioni nel suolo e scollamenti tra la parte del colletto ed il terreno circostante, mentre quelle presenti ai margini delle strade generano sollevamenti dell’asfalto e dei marciapiedi, determinando notevoli rischi per il transito pedonale e veicolare. Infatti, sebbene le radici dei pini siano solitamente caratterizzate da geotropismo positivo, in questi alberi, “pionieri” per natura, cresciuti in luogo non idoneo, tendono ad espandersi nella parte superficiale, impegnate continuamente alla ricerca di ossigeno con conseguenze negative sulla loro stabilità. In questi alberi si notano anche alterazioni di natura morfologica probabilmente a causa della perdita o dell’assenza del fittone.

In queste condizioni pedologiche difficili sviluppano, infatti, radici superficiali avventizie che, avendo un modesto livello di lignificazione ed un diametro più o meno costante fin dalla loro origine (radici corda), hanno anche un basso potere ancorante. Inoltre, costrette a muoversi tra il terreno ed il sottofondo, esposte alla pressione del traffico anche solo pedonale, diventano un perfetto demolitore per lo spazio in cui albergano. Neanche un’asportazione parziale dell’apparato radicale genererebbe effetti positivi di medio e lungo termine. Questi alberi, coetanei, periranno, quasi tutti insieme, nel giro di pochi anni. Le conifere sono specie pionieristiche e preparatorie. Sono state piantate con lo scopo di preparare il suolo per altre piante in successione; in quello che tecnicamente viene denominato ‘climax ascendente’. Per non trovarsi tra pochi anni con pinete senza pini è auspicabile che, sin da ora, gli amministratori si rimbocchino le maniche e guardino lontano. Con l’aiuto di tecnici specializzati e dei carabinieri forestali, facciano progettare dei piani di sostituzione annuali con altre specie vegetali autoctone, per salvaguardare il verde del litorale quanto più a lungo possibile.


Presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della provincia di Caserta

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