Droga e camorra a Benevento, in nove arrestati nel blitz della Dda

Spaccio di droga ed estorsioni, tutto svolto secondo il metodo mafioso: nove persone sono state arrestate dagli agenti della squadra mobile nel Beneventano

BENEVENTO – Spaccio di droga ed estorsioni, tutto svolto secondo il metodo mafioso: nove persone sono state arrestate dagli agenti della squadra mobile nel Beneventano. Otto persone sono finite in carcere, una ai domiciliari e per un’altra è stata ordinata la misura del divieto di dimora. Per loro le accuse, a vario titolo, sono di associazione a delinquere di stampo camorristico e associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti. In carcere sono finiti Corrado Sparandeo di 63 anni, Carmine Morelli di 60 anni, Vincenzo Poccetti di 46 anni, Stanislao Sparandeo di 41 anni, Luigi Coviello di 46 anni, Gabriele De Luca di 31 anni, Giovanni Piscopo di 39 anni e Carmine Longobardo di 45 anni. Ai domiciliari Luigi Giannini di 47 anni. Divieto di dimora per Gerardo Sparandeo di 33 anni.

Dallo spaccio al racket dei parcheggi: le mani del clan Sparandeo sullo stadio Vigorito

Un’attività in piena espansione quella che stava mettendo in atto la “famiglia Sparandeo”. Che si muoveva in diversi campi in cui, lo spaccio di droga, lasciava campo al taglieggiamento di imprenditori e commercianti. “Il gruppo criminale – dichiara la questura – imponeva dei pagamenti alle imprese commerciali locali ed era coinvolto nella gestione del traffico di sostanze stupefacenti”. E le estorsioni non si limitavano ai soli negozi. “L’associazione di stampo mafioso denominata ‘clan sparandeo’ – continuano gli inquirenti – oltre alla commissione di delitti contro il patrimonio, danneggiamenti con esplosivi e spaccio, gestiva anche il parcheggio nei pressi dello stadio Vigorito, imponendo la riscossione di somme di denaro senza alcun titolo dai parcheggiatori regolari e abusivi”.

La rete degli Sparandeo si allarga nel napoletano: dallo spaccio dis tupefacenti al pizzo agli imprenditori

Il clan Sparandeo aveva intenzione di allargare il suo raggio d’azione, allargando la sua rete verso il Napoletano. “Corrado Sparandeo – sostiene l’accusa – curava personalmente ed esclusivamente, anche mediante reciproci accordi, i rapporti con clan napoletani e limitrofi come Montesarchio. Inoltre rafforzava i legami con esponenti locali dell’imprenditoria al fine di consolidare il controllo del territorio”.

Otto in carcere, uno ai domiciliari e un divieto di allontanamento per i membri del ‘clan Sparandeo’. Dal racket al parcheggio dello stadio Vigorito ai contatti con i gruppi criminali del Napoletano.

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