BERLINO – Libia, soluzione politica lontana. A poche ora dall’inizio della Conferenza internazionale nella capitale tedesca, con una mossa a sorpresa Haftar decide di bloccare l’export e chiudere i cinque terminali petroliferi nel Golfo della Sirte di Brega, Ras Lanuf, Sidra, Hariga e Zueitina.
Una decisione che mette a dura prova la riuscita del progetto Libia. In soldoni, secondo la compagnia petrolifera di Stato (Noc), la perdita equivale a 55 milioni di dollari giornalieri. Una mossa azzardata, in quanto la Libia non può vendere il greggio di sua iniziativa in quanto è in vigore da cinque anni una risoluzione dell’Onu che riconosce al Governo di Tripoli il solo diritto di gestire l’export di idrocarburi attraverso la Noc, ovvero la Compagnia petrolifera di Stato che provvede a spostare i guadagni direttamente alla Banca centrale che li distribuisce ai due Governi rivali: quello guidato da Fayez al-Serraj, a Tripoli, e quello creato nel 2014, a Baida, in Cirenaica.
Il vertice
A Berlino saranno presenti Putin che appoggia Haftar, ed Erdogan, che sostiene militarmente il Governo di accordo nazionale (Gna) di Tripoli, riconosciuto dall’Onu, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, il presidente francese Emmanuel Macron e Giuseppe Conte per il nostro Paese. Da parte degli Stati univi per la prima volta partecipe, sarà inviato il Segretario di Stato Mike Pompeo. Presenti anche Cina, Emirati Arabi, Congo e Algeria. Mancheranno la Tunisia, Paese confinante con la Libia e strategico per risolvere la crisi e Qatar, sponsor del Governo di Tripoli Un vertice che potrebbe ridursi al cessate il fuoco, oltre che a un freno all’ingerenza straniera nel conflitto. E nient’altro.
I casi scottanti
Sono due: il caso Grecia e il caso Serraj che rischiano di far saltare il banco pro-libia. Pare infatti che Erdogan abbia posto una sorta di veto sulla partecipazione di Atene al vertice di Berlino in quanto la Grecia aveva ha condannato il memorandum firmato a novembre da Erdogan e Serraj in cui venivano definite “le due rispettive zone esclusive nelle acque del Mediterraneo” oggetto del contenzioso. Zone dove pare esistano importanti giacimenti di gas. Per cui Mitsatokis ha ritenuto di dichiarare nullo l’accordo minacciando che “nel caso non venga revocato la Grecia metterà il veto a ogni soluzione politica sulla Libia”. Per quanto Serraj, pare si sia irritato causa una bozza di accordo circolata venerdì in cui vi sarebbe accenno alla creazione di un nuovo Governo rappresentativo di tutta la Libia.
I colloqui della Merkel
Eppure la Cancelliera Angela Merkel si è data molto da fare per tessere rapporti di pace e collaborazione per trovare una soluzione alla delicata situazione libica. E per evitare che il vertice di Berlino si trasformi in un clamoroso flop: ad Istanbul ha incontrato Erdogan, telefonicamente ha sentito Putin e il premier greco Mitsotakis.
L’appuntamento di Di Maio
Questa mattina il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, avrà a Berlino due importanti bilaterali prima della conferenza sulla Libia, confrontandosi con i ministri di Turchia e Egitto, che sostengono rispettivamente il premier Fayez al-Serraj e il generale Khalifa Haftar, le due parti rivali nel Paese. “Il documento della Conferenza che recepisce indicazioni e priorità italiane indica una via realistica e credibile – spiega Di Maio sulla conferenza di Berlino – perché basata sul dialogo, per riportare pace e sicurezza in Libia. Il documento che recepisce indicazioni e priorità italiane, indica una via realistica e credibile perché basata sul dialogo, per riportare pace e sicurezza in Libia. Come Italia chiederemo che l’Ue parli con una sola voce, chiederemo di fermare la vendita di armi, chiederemo di far rispettare le sanzioni previste dall’embargo delle Nazioni Unite. La risposta alla crisi libica non può essere un’altra guerra. Nel 2011 sono stati compiuti errori gravissimi. Li ricordiamo tutti. Il risultato di quell’intervento militare furono migliaia di vittime, nuovi flussi migratori e decine di nuove cellule terroristiche che oggi operano a poche centinaia di chilometri dalle nostre coste. Non possiamo più ripetere quegli errori La via è quella del dialogo e della diplomazia e, in questa cornice, l’Unione Europea dovrà recitare un ruolo da protagonista”