MILANO – L’operazione navale Sophia “rivivrà” e sarà “rifocalizzata”: il suo mandato si concentrerà sul rispetto dell’embargo sulle armi in Libia. Ad annunciarlo è stato l’alto rappresentante per la Politica estera dell’Unione europea, lo spagnolo Josep Borrell, all’indomani della conferenza internazionale sulla Libia che a Berlino ha aperto a una tregua nel Paese in guerra. Una tregua, come ha tenuto a sottolineare il massimo diplomatico europeo, che non è ancora un cessate il fuoco stabile, nonostante i “passi importanti” in questa direzione. “Senza un cessate il fuoco, è difficile immaginare qualsiasi forte impegno dell’Ue”, ha detto.
L’Ue aveva lanciato la missione navale Sophia nel Mediterraneo per monitorare l’embargo Onu sulle armi e per contrastare i trafficanti di migranti. Nel 2019 la missione era però stata fortemente depotenziata, nel contesto delle tensioni interne all’Ue sulla redistribuzione dei migranti e sui criteri per il loro regolare accesso al blocco. Sulla questione, a Bruxelles, è intervenuto anche il ministro degli Esteri, Luigi di Maio: “Si parla di riattivazione della missione Sophia. Ho detto chiaramente che Sophia va smontata e rimontata in maniera diversa”, ha affermato, sottolineando la contrarietà a impegnarla nei salvataggi umanitari nel mar Mediterraneo, sulle rotte migratorie: “Deve essere una missione per non far entrare le armi in Libia e per il monitoraggio dell’embargo, null’altro”.
Sulla situazione di conflitto in Libia, Di Maio ha aggiunto che “dobbiamo continuare nella direzione di dialogo tra le due parti e poi implementare un cessate il fuoco duraturo”, mentre “l’Italia è pronta a recitare un ruolo di primo piano per il monitoraggio della pace”. Sempre a Bruxelles, il ministro lussemburghese Jean Asselborn ha puntato il dito dritto contro Roma, accusando il governo di Matteo Salvini del depotenziamento dell’operazione navale: “La missione europea Sophia è stata distrutta, abbandonata, sotto Salvini. Ma lui non c’è più” al governo.
Dopo aver presieduto i ministri degli Esteri europei, Borrell ha specificato che “non è stata presa alcuna decisione concreta”, ma gli ambasciatori europei e gli esperti sono stati “incaricati di presentare proposte concrete per l’implementazione del cessate il fuoco e dell’embargo Onu” sulle armi, nella “speranza” che ciò avvenga già per il prossimo Consiglio Esteri del 17 febbraio. Nel frattempo, tutto sta a vedere come si svilupperanno gli equilibri tra il governo di Tripoli guidato da Fayez al-Serraj, appoggiato dall’Onu, e quello dell’Est capeggiato dal generale Khalifa Haftar. Nonché come evolverà il ruolo degli attori ‘terzi’ coinvolti nello scontro tra le fazioni, tra cui Russia e Turchia. I due libici a Berlino non hanno firmato l’intesa finale, e hanno rifiutato di incontrarsi.
(LaPresse)