NAPOLI – Riempire il guardaroba con un semplice click e aspettare la merce seduti comodamente in poltrona. Una vera e propria rivoluzione del modo di comprare che da circa un decennio è in continua crescita. Secondo il report E-commerce 2019 della Casaleggio Associati la percentuale di popolazione che acquista online in Italia è in continuo aumento, anche se resta più bassa rispetto agli altri Paesi europei (ad esempio nel Regno Unito è del 93%, del 91% in Scandinavia). Comprano online circa 38 milioni di italiani, ovvero il 62% della popolazione. Entro il 2023 dovremmo raggiungere i 41 milioni.
L’osservatorio ‘E- Commerce Business to consumer’ del Politecnico di Milano ha stimato che per i regali di Natale sono stati effettuati oltre 50 milioni gli acquisti online tra novembre e dicembre su 318 milioni di spedizioni nel 2019. I flussi più intensi al nord e nelle grandi città: Milano (10 milioni di pacchi), Torino (4 milioni), poi Roma, Bologna, Genova, Venezia, Firenze, Padova, Varese e Vicenza. Nel periodo dei saldi la corsa all’offerta continua, con migliaia di ordini effettuati ogni giorno su tutto lo Stivale. Lo shopping in rete non ha effetti solo su campo economico ma anche, e soprattutto, su quello ambientale. Eppure agli albori fu salutato con grande entusiasmo dagli ecologisti. L’assenza di negozi fisici implicava la riduzione dell’impiego di energia, dell’acqua principalmente. Poi la riduzione dei veicoli in strada, diretti ai vari negozi fisici. Con il passare degli anni però il sistema è diventato più inquinante di quello tradizionale. Uno studio condotto dall’università di Giacarta nel 2018 spiega come, soprattutto nelle aree urbane, dove risiede ormai la maggior parte della popolazione mondiale, l’ecommerce si riveli più inquinante del commercio tradizionale a causa di 3 fattori: si ordinano piccole quantità di merce per volta, si tende ad effettuare ordini multipli per la stessa tipologia di merce, il che richiede più consegne in ragione della localizzazione del fornitore o del cliente, infine, vi è un abuso di imballaggi aggiuntivi e l’aumento dell’inquinamento dovuto al movimento di migliaia di piccoli veicoli commerciali lungo le strade dei centri urbani.
STRADE INVASE DAI CORRIERI
La merce comprata su internet è trasportata solo su strada, su grossi camion, attraverso una pianificazione logistica che ha l’obiettivo di ridurre al minimo i tempi di consegna. I veicoli producono emissioni inquinanti, polveri sottili come le particelle Pm10 e Pm2,5, che si diffondono nell’aria rendendola irrespirabile. Le particelle oltre a danneggiare l’ambiente hanno diversi effetti negativi sulla salute umana. L’allarme è stato lanciato anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha stimato che l’inquinamento dell’aria, causato dalle emissioni dei mezzi su gomma, ha causato 3 milioni di morti premature. A livello nazionale ci sono grandi centri deposito da dove parte la merce diretta nelle varie località dello Stivale, di solito situati al Nord. Per arrivare nelle città del Meridione e nelle isole i camion percorrono tragitti lunghissimi, lungo i quali vengono rilasciati grossi quantitativi di polveri sottili.
DISCARICHE PIENE DI IMBALLAGGI
Un’altra conseguenza negativa per l’ambiente è l’aumento della produzione della plastica utilizzata per imballare i pacchi. Di recente ill consorzio per il riciclo degli imballaggi di plastica Corepla ha riferito che dall’ecommerce deriva il 15% del totale della plastica immessa al consumo, ovvero circa 300mila tonnellate di materiale. In dieci anni il volume è aumentato del 200% mentre per il cartone si è registrato si tratta di un piccolo incremento del 3%. I materiali finiscono poi in discarica, per poi essere smaltiti in migliaia di anni.