ROMA – La tregua è durata meno di 24 ore. Dopo aver rassicurato Giuseppe Conte che Italia viva garantirà “appoggio totale” al governo, Matteo Renzi rimette in moto la trivella e scava nella maggioranza sulla prescrizione. Con un messaggio chiaro. “A Bonafede dico: ‘Fermati finché sei in tempo’, perché in Parlamento votiamo contro la follia che avete fatto”.
L’ex premier è chirurgico nel concetto
“Fra le poltrone e civiltà giuridica, scegliamo la civiltà giuridica, senza di noi non avete i numeri in Senato”. Parla di “barbarie” dal palco dell’assemblea nazionale di Iv, gudagnandosi l’applauso del suo popolo, che non vede l’ora di mettere sotto i populisti sul tema giustizia. Renzi però si guarda bene dal parlare del disegno di legge forzista a firma di Enrico Costa. Piuttosto, cala le sue fiches sulla ‘soluzione interna’: “La soluzione ve l’abbiamo data bella e pronta, il ‘lodo Annibali’. Poi non dite che non ve l’avevamo detto”.
Si tratta dell’emendamento della deputata e capogruppo renziana in commissione Giustizia, che in pratica sospende per un anno gli effetti della riforma Bonafede ritornando alla legge Orlando. Tempo nel quale – questo è l’obiettivo – la maggioranza può predisporre un testo per ridurre le lungaggini del processo penale. Soluzione che il capogruppo di Italia viva al Senato, Davide Faraone, definisce “una mediazione”.
La risposta non tarda ad arrivare
“Da ministro ho sempre ritenuto fondamentale lavorare e tenere i toni bassi e continuo a pensarla così”, scrive su Facebook il Guardasigilli. ricordando la disponibilità a vertici per migliorare i testi. “Ma sia chiaro – sottolinea – non accetto ricatti e minacce da nessuno. E vado avanti”. Per poi affondare un colpo che rimette indietro le lancette dell’orologio a quando i due erano avversari: “Non dobbiamo pensarla tutti allo stesso modo, ma qualcuno dovrebbe rendersi conto di non essere più al governo con Alfano e Verdini”.
Il rullo delle polemiche diventa inarrestabile. Ancora Faraone rintuzza il responsabile di via Arenula, con toni più duri: “Nessuno di noi ricatta o minaccia Bonafede, lo invitiamo soltanto a fare i conti dei numeri in Parlamento: al Senato senza di noi va sotto”. Per poi dare un’altra stoccata sulla carne viva: “Spero che il ministro conosca la matematica meglio di quanto conosce il Diritto”. In questo scambio di ‘amorosi sensi’ tra alleati, si inserisce anche la pentastellata Barbara Lezzi. Che irrompe nella polemica alzando decisamente il tiro: “Se necessario, subito elezioni”, questo l’esordio del post sui social. Perché “un Paese civile pretende sempre giustizia e non si lascia confondere da un pagliaccio come Renzi, che mette impunità e ingiusta detenzione sullo stesso piano”.
A fare il ‘pompiere’ ci prova Andrea Orlando. “Tra Iv e Bonafede si sta sviluppando un’assurda polemica a distanza che rischia di coprire le critiche ragionevoli venute dai vertici della magistratura durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Occupiamoci di queste e riprendiamo il confronto”, scrive il vicesegretario del Pd. E a dargli manforte il responsabile giustizia dem, Walter Verini, che invita i ‘duellanti’ a smetterla con opposte rigidità ed “esibizioni muscolari”.
Il capo politico dei Cinquestelle, Vito Crimi, non ha dubbi e sta con Bonafede: “Sapevamo che avremmo potuto incontrare forti resistenze, significa che siamo sulla strada giusta. Non possiamo fermarci, andiamo avanti”. La maggioranza, però, torna a traballare. Pericolosamente. Tanto che Matteo Salvini avverte ‘odore di sangue’ e si butta nella polemica: “Pronti a sostenere qualunque proposta per ridurre i tempi dei processi ed assicurare certezza della pena, decida il Parlamento”. (LaPresse)