MILANO – “È stato un anno pessimo per la Libia, un anno triste e doloroso perché la Patria ha perso migliaia di suoi figli. L’aggressione ha provocato decine di migliaia di famiglie sfollate, la devastazione di istituzioni pubbliche e private. Ma abbiamo risposto all’aggressore, i figli di altre città sono accorsi per sostenere Tripoli dando corpo con i cittadini della capitale a una epopea di coraggio e di sacrificio. Sono riusciti a far fallire il progetto di rivolta che voleva riportare una dittatura nel Paese”. In questi termini, in un’intervista alla Repubblica, il capo del governo libico riconosciuto dagli organi internazionali, Fayez al Sarraj, parla del suo avversario, Khalifa Haftar, che da circa un anno con le sue milizie ha lanciato un assedio e poi una guerra contro il governo di Tripoli.
Il cessate il fuoco
“Avevamo accettato il cessate-il-fuoco e la tregua umanitaria – sottolinea Sarraj – ma senza abbassare la guardia. Ci aspettavamo che i pericoli dell’epidemia di coronavirus avrebbero trasformato Haftar in un uomo di parola, per una volta. Ma lui ha visto nella pandemia un’opportunità per attaccarci. Visto il fallimento, ora bersaglia con bombardamenti indiscriminati Tripoli, le zone residenziali, gli impianti e le istituzioni civili, e addirittura l’ospedale pubblico Al Khadra nel centro della capitale. Da aprile 2019 dopo aver riassorbito il primo attacco, siamo riusciti a riorganizzare le nostre forze, siamo riusciti a lanciare delle controffensive e a recuperare molte postazioni, fino alla conquista della città di Ghariàn dove l’aggressore aveva insediato il comando delle sue operazioni militari”.
Non si fermano gli scontri
“Ed eccoci oggi, un anno dopo, con la riconquista di città come Sabrata e Sorman. Siamo più forti e ci muoviamo con passi giusti verso un obiettivo inamovibile, quello di respingere l’aggressione. Non mi siederò con Haftar dopo i disastri e i crimini che ha commesso nei confronti di tutti i libici. Noi abbiamo sempre cercato di risolvere le nostre dispute attraverso un processo politico, ma ogni accordo è stato subito rinnegato da Haftar. La Libia non può essere assoggettata a una sola persona o a un gruppo di persone”.
(LaPresse)