ROMA – “Il Mes, tra i tanti compiti e problemi che abbiamo di fronte, tutto sommato è una delle questioni più semplici. Si tratta di una linea di credito fino a 2% del Pil di un Paese, che può essere accesa a una sola condizione, che questi quattrini siano usati per la spese sanitarie e per la prevenzione. Chi ha bassissimi tassi di interesse non è detto che sia interessato, mentre Paesi che li hanno più alti, come l’Italia, potrebbero essere interessati, ma la decisione spetta al governo”. Così il commissario Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni, ospite di ‘Mezz’ora in più’, su Rai3.
Il Mes
“Queste linee credito del Mes sono uno degli strumenti che l’Ue mette in campo, non certo il principale – aggiunge -. Non ne farei un tragedia. L’Italia è perfettamente libera di decidere se utilizzarlo”. E ancora, spiega: “Capisco perfettamente le implicazioni sul dibattito italiano, da parte di forze di opposizione, antieuropeiste, che l’hanno definito come una ‘Spectre’. E c’è la paura che davanti a questa crisi si usino gli stessi criteri di quella di 10 anni fa, ma dalle mosse che sono state fatte non è la stessa cosa”.
Decisione storica dell’Ue
“Sono decisioni storiche quella della sospensione del Patto di stabilità, le misure economiche e le scelte della Bce. Sono cifre, a mio parere, espressione di una svolta. Ma non soltanto per quello che ne viene all’Italia, sono l’espressione della consapevolezza che servono strumenti comuni. Il problema è che in Europa abbiamo una moneta unica ma politiche economiche gestite dai singoli stati, tranne per alcuni meccanismi comuni”.
Il Recovery fund
“A mio avviso la dimensione ragionevole” del recovery fund “sarebbe attorno ai 1.500 miliardi”, prosegue Gentiloni. “Il tempo deve essere ora, perché non abbiamo il tempo di 2 anni che ci fu tra la fine della guerra e la presentazione del Piano Marshall. Ora significa quest’estate, che finisce a metà settembre, quindi penso che luglio sia il tempo ragionevole perché possa partire” il recovery fund. “Il fondo deve partire presto”, sottolinea.
(LaPresse)