CASAL DI PRINCIPE – Frignano e Villa di Briano ‘erano cosa’ di Antonio Iovine. Ma Nicola Schiavone, dal 2018 collaboratore di giustizia, ha raccontato che su quei territori, nonostante fossero controllati (dal punto di vista criminale) dal sanciprianese, riusciva comunque ad incidere: “Perché Antonio – ha spiegato – stava sottoposto a me. Con lui avevo un rapporto… noi della famiglia Schiavone tenevamo un rapporto ancora più intenso”. Gerarchie mafiose a parte, se poteva distendere i suoi tentacoli su Frignano e Villa di Briano, ha chiarito il pentito, era anche grazie ad Alfredo Temperato. “Tramite lui avevo un diretto controllo del territorio. […] Era un nostro affiliato – ha aggiunto -, mi faceva d’autista e si occupava anche di detenere le armi per la nostra organizzazione”: parole che Schiavone, primogenito del capoclan Francesco Sandokan, ha riferito a gennaio del 2019 alla Dda di Firenze. Ad interrogarlo è stato il pm Giulio Monferini nell’ambito delle indagini sulla presunta holding occulta messa in piedi da Antonio Esposito e dai fratelli Raffaele e Giuseppe Diana, tutti di Casapesenna. La rete di società realizzata dai tre avrebbe permesso, da 2016 al 2018, di ottenere appalti al Nord e di attivare un giro di false fatturazioni per pagare meno tasse e procurare liquidità non tracciata. Il tutto, sostiene l’accusa, per favorire il clan dei Casalesi. Nell’ipotizzata cricca criminale figura pure Guglielmo Di Mauro, originario di Frignano ma trapiantato da alcuni anni a Macerata Campania.
Schiavone, rispondendo ai quesiti del pm Monferini, ha sostenuto che Temperato “era stato un affiliato vero e proprio anche dal punto di vista militare” ed aveva rapporti con Di Mauro. “Alfredo e Vincenzo Cacciapuoti, detto mozzarella, parlavano con Gugliemo per conto mio. […] Quando Guglielmo non riusciva a rintracciarmi, o andava da Vincenzo, che avevo un negozio di telefonini sotto la sua abitazione, all’epoca proprio nella piazza a Frignano, o andava da Temperato che aveva il numero di telefono”.
Di Mauro è stato arrestato insieme ai Diana, Esposito e altri 6 indagati lo scorso 20 gennaio dal Gico di Firenze, con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata a commettere reati di frode fiscale, riciclaggio e intestazione fittizia di beni. Era Di Mauro, afferma la Dda toscana, ad occuparsi personalmente della produzione delle false fatturazioni. Avrebbe anche coordinato i prelevatoti del denaro illecito dai conti curandone, poi, la restituzione, “al netto del profitto personale, ai capi dell’organizzazione”, ovvero i Diana ed Esposito. In questa inchiesta non è coinvolto Temperato (innocente fino a prova contraria). Le parole di Schiavone non sono oro colato: agli inquirenti il compito di accertare se le informazioni del pentito siano vere o falsità.