NAPOLI – Sarà difficile salvare i 2.200 tirocinanti ‘assunti’ con il Concorsone voluto da Vincenzo De Luca con le risorse europee del Recovery fund. Il corso-concorso del 2019 dovrebbe terminare entro maggio 2021, la pioggia di miliardi che l’Italia riceverà dall’Europa arriveranno al massimo il prossimo autunno. Al massimo in inverno. E saranno investibili solo dopo. Intanto, tanti degli oltre 2mila tirocinanti stanno letteralmente scappando, sono alla ricerca di nuovi lavori o di altri concorsi pubblici.
Cronache è in grado di rivelare che molti, infatti, hanno messo nel mirino il bando aperto dall’Inps per la selezione di circa 4mila persone in tutta Italia. Il 9 marzo l’ente di previdenza sociale ha pubblicato un bando per la selezione di 1.858 consulenti di protezione sociale. Altri ne sono arrivati per funzionari. “Ci conviene valutare altre strade, qui in Campania non c’è nessuna certezza. Formez e Ripam sono ferme, dobbiamo sostenere altre due prove selettive e non sappiamo nemmeno quando. Non solo, dopo chi ci assicura che i Comuni in cui ci stiamo formando potranno assumerci? I soldi non ci sono, da dove arriveranno?”, questo è quello che si chiedono i ragazzi, delusi dopo tanta propagande di De Luca su questo fantomatico ‘Piano per il lavoro’, che doveva portare a 10mila nuovi posti nella pubblica amministrazione e si è trasformato in un incubo di precarietà per i 2.200 selezionati. Tant’è.
La Regione, per ora, è in silenzio. Piero De Luca, figlio del governatore e deputato del Pd, ha chiesto l’intervento del governo, un aiuto di Roma per risolvere i problemini creati dal papà. Il 25 marzo, invece, il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta ha annunciato che spiegherà l’iter della prossima assunzione di 4mila ragazzi al Sud, una beffa per i tirocinanti campani. Che, è bene ricordarlo, non sono nemmeno agevolati dal cosiddetto ‘scivolo’, lo scorrimento delle graduatorie, perché per ora non rientrano in nessuna griglia assunzionale. “Noi non siamo vincitori di concorso, è questo il paradosso. La pubblica amministrazione ha delle regole precise che non possono essere vietate. Chiediamo, da giorni, che venga snellito l’iter, ma noi vogliamo portare a termine il corso-concorso”, affermano ancora.
E ringraziano Cronache, primo ad aver sollevato la questione due settimane fa. “La denuncia ha mobilitato l’opinione pubblica e quindi la politica. Speriamo di uscire da questo incubo”.
Mentre Palazzo Santa Lucia resta in silenzio, ora si attendono diversi step che potrebbero essere utili a fare chiarezza. Il consigliere regionale del M5S Gennaro Saiello, presidente della IV Commissione speciale, ha convocato in audizione assessori, dirigenti e sindacati sulla vicenda del concorso Ripam. In quella sede i tirocinanti potrebbero avere delle prime risposte ufficiali dal governo regionale. Il parlamentare di Forza Italia Gigi Casciello, invece, ha chiesto l’intervento diretto proprio di Brunetta. Così come c’è l’interrogazione parlamentare di De Luca jr. I sindacati, su tutti la Cisl, hanno ufficialmente chiesto che non “venga bruciato un importante investimento in formazione e lavoro. Non possiamo illudere i giovani della nostra terra”, spiegano.
Infine, c’è la vicenda dei 600 idonei esclusi. Sono quelli che hanno ottenuto 21 alla prova preselettiva, e dovrebbero in qualche modo essere compresi alla stregua dei loro colleghi tirocinanti. Chiedono diritti, sono pronti a scendere in piazza. Anche perché per loro, così come per tutti gli altri 2.200, non c’è la certezza che le graduatorie verranno aggiornate: “Sempre perché per entrare nella pubblica amministrazione c’è bisogno di un concorso. Questo non è un concorso, è una presa in giro”. Si attendono risposte da De Luca e co. Finora completamente assenti.