NAPOLI – Mario Draghi e Vincenzo De Luca non se le mandano a dire. I due duellano e duettano a distanza. Il premier durante la conferenza stampa a Roma per il nuovo decreto. Lo Sceriffo durante il suo solito show televisivo in Campania. Innanzitutto non è passato inosservato lo sgarbo istituzionale di De Luca, che ha iniziato la sua solita diretta poco prima del Presidente del Consiglio ed ha continuato per circa un’ora. Tanti e forti gli attacchi all’esecutivo. E’ partito con la vicenda Astrazeneca, “da parte dell’Italia non c’è stata una comunicazione chiara”. La seconda stilettata arriva anche al commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo (nella foto a sinistra): “Ascoltiamo ogni giorno numeri e annunci, suggerisco al governo di non parlare più di numeri: diamo le cose fatte, non le cose che prevediamo di fare”. Alle lamentele sulla mancanza di vaccini, “così ci mettiamo tre anni”, aggiunge quella sulla disparità di trattamento tra le Regioni. Durante la lunga ‘doglianza’ dello Sceriffo, intervallata ogni minuto da un classico “è responsabilità dello Stato, del governo”, è arrivata poi una critica diretta a Draghi: “Bizzarra la polemica aperta dal governo contro le Regioni. Polemiche vaghe senza dire nomi, è un atto di demagogia e si offende il lavoro di chi lavora seriamente. Chiediamo di dire con chiarezza a chi si rivolge la critica. Se c’è una critica da fare è al governo, senza le Regioni l’Italia sarebbe un disastro”. Tra una rivendicazione del solito “miracolo Sanità” ed una critica alla piattaforma dei dati sulla vaccinazione dell’Italia, il governatore ha sganciato la sua bomba. La prova muscolare, il distintivo dello Sceriffo russo. “In Campania abbiamo bisogno di 9 milioni di vaccini ed ora non ci sono. Abbiamo stipulato un contratto di fornitura con l’azienda che produce il vaccino Sputnik. Ovviamente, il contratto prevede che diventi operativo immediatamente dopo approvazione di Ema e Aifa”.
Mentre in Campania andava in onda il monologo deluchiano contro il governo, dall’altro lato il premier, con il classico aplomb da ex presidente della Bce, ha risposto a tono. E’ sul vaccino russo Sputinik che il presidente ha tirato le orecchie a De Luca: “Starei attento a fare contratti”, ha detto. Ha dato anche una spiegazione abbastanza convincente: “Ieri la presidente della commissione ha messo in luce come, da un’indagine fatta dalla commissione parlando col fondo d’investimento russo, possono produrre massimo 55 milioni di dosi, di cui il 40% in Russia e il resto all’estero. E’ vaccino in due dosi, a differenza di Johnson&Johnson, e all’Ema non è stata ancora presentata formale domanda su questo ma sta facendo review delle varie componenti e non si prevede che l’Ema si pronunci prima di tre o quattro mesi. Se va bene il vaccino sarebbe disponibile nella seconda parte dell’anno”. Quindi, lo Sputnik prima dell’autunno non sarà disponibile. Una stilettata allo Sceriffo arriva anche sulla scuola: “Le scuole riaprono fino alla prima media, il ministro Bianchi sta lavorando perché avvenga in modo ordinato. La volontà complessiva era che, se ci fosse stato uno spazio, lo avremmo utilizzato per le scuole fino alla prima media”.
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