ROMA – Campagna vaccinale ma non solo. Il governo lavora per aggredire la pandemia da vari fronti cercando di imboccare la strada della prevenzione rispetto a quella della perenne rincorsa. L’Italia taglia il traguardo delle 10 milioni di somministrazioni, circa 3,1 milioni gli italiani che hanno già ricevuto le due dosi. “Ma dobbiamo ancora accelerare perché il vaccino è la vera strada per superare questa stagione così difficile”, avverte il ministro della Salute, Roberto Speranza.
Vaccini, si lavora per produrli in Italia
Dal ministero dello Sviluppo Economico, invece, Giancarlo Giorgetti prosegue le riunioni sulla produzione in Italia dei vaccini anti-covid. Il quarto incontro ha evidenziato “un positivo avanzamento di contatti con le aziende disponibili”. Al momento sono “almeno quattro” quelle pronte a produrre direttamente o conto terzi. C’è massimo riserbo sui nomi. Da via Molise si sottolinea come, a questo fine, sono necessari non solo gli incentivi economici che già sono a disposizione, ma anche una semplificazione del quadro normativo e regolatorio dell’industria farmaceutica nel suo complesso.
“Il tavolo procede speditamente – spiega il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi – si lavora nell’interesse di tutti perché questo è un problema di salute pubblica non politico o industriale. E pure l’ad di Astrazeneca in Italia, Lorenzo Wittum, conferma che la società anglo-svedese è in contatto con alcune aziende italiane “per fare in modo che la produzione possa essere fatta in Italia”. Intanto – spiega ancora – con la consegna di domani arriveremo a 4.1 milioni di dosi”.
L’obiettivo è l’autosufficienza
L’autosufficienza in termini di produzione di vaccini da parte dell’Italia è uno degli obiettivi della Lega, di cui Giorgetti è uno degli uomini chiave. Una vera e propria “necessità” per il presente, non a breve termine perché serviranno alcuni mesi, e per il futuro quando “situazioni analoghe potrebbero riproporsi”. La politica che l’esecutivo intende perseguire è quella del “trasferimento tecnologico, che non vuol dire trasferimento delle licenze ma dare la possibilità nei dovuti modi di produrre i vaccini”, puntualizza Giorgetti. Progetti futuri mentre la realtà è un’Europa in ritardo sulla campagna. “L’Ue è fatta di tanti Paesi che si devono coordinare sia nella fase di acquisto che della distribuzione e della produzione, è un fattore che oggettivamente ha creato qualche problema, rallentamenti e difficoltà. Stiamo cercando di colmare questo gap, anche con il commissario Breton con cui sono in contatto e mi sono incontrato a Roma”.
(LaPresse/di Andrea Capello)