TORINO – Mentre l’Unione europea aspetta il parere dell’Agenzia europea dei medicinali (Ema) sul vaccino contro il Covid-19 di AstraZeneca, atteso per mercoledì (domani) sera, il Regno Unito valuta di somministrare un vaccino diverso ai più giovani.
L’Agenzia di regolamentazione dei medicinali e dei prodotti sanitari di Londra (Mhra) starebbe infatti pensando di non immunizzare le persone al di sotto dei 30 anni con il farmaco della casa anglo-svedese. “Due fonti senior ci hanno riferito che, sebbene i dati non siano ancora chiari, ci sono crescenti argomentazioni per giustificare la somministrazione ai più giovani – di età inferiore ai 30 anni almeno – di un vaccino diverso”, ha riferito l’emittente britannica Channel 4, secondo cui la decisione a riguardo sarebbe imminente.
Il governo di Londra, nel frattempo, ha anche dichiarato che il vaccino Moderna sarà usato nel Paese all’incirca “dalla terza settimana di aprile”, secondo i media locali, e ha sottolineato sottolineando l’obiettivo di vaccinare tutti gli over 50 entro metà aprile e tutti gli adulti entro la fine di luglio.
Sul farmaco AstraZeneca e un eventuale legame con i trombi segnalati in alcune persone cui è stato somministrato il vaccino, all’origine di sospensioni e restrizioni al suo uso in vari Paesi, è tornata anche l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Rogerio Pinto de Sa Gaspar, direttore per la Regolamentazione e prequalificazione dell’agenzia, ha dichiarato che “per ora non c’è collegamento” fra il siero e i rari coaguli di sangue.
In conferenza stampa, ha ribadito che “la valutazione rischi-benefici è ancora ampiamente positiva” e “non ci sono elementi per cui si debba cambiare posizione. Sappiamo dai dati in arrivo da Paesi come Regno Unito e altri che i benefici sono molto importanti in termini di riduzione della mortalità di popolazioni vaccinate”. Il Comitato consultivo globale sulla sicurezza dei vaccini (Gacvs) si riunirà domani (mercoledì) e una valutazione è attesa per la stessa giornata o giovedì.
Nel frattempo, l’Ue avrebbe bloccato la spedizione di 3,1 milioni di dosi del vaccino AstraZeneca dirette in Australia. A farlo sapere è stata una fonte governativa australiana, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Reuters in esclusiva sul suo sito. L’Ue, tramite il portavoce Eric Mamer, ha però negato: “Non ci sono stati sviluppi” da quando a inizio marzo dall’Italia erano state bloccate 250mila dosi, “non possiamo confermare alcuna decisione di blocco di export all’Australia o ad altri Paesi”.
Il blocco ha di recente deciso di rivedere il meccanismo di controllo sulle esportazioni dei vaccini, sulla base del tasso di vaccinazione del luogo di destinazione e di altri parametri legati a reciprocità e proporzionalità. Entro la fine di marzo, la casa farmaceutica ha consegnato solo 30 milioni di dosi delle 100 milioni inizialmente attese, tagliando fortemente quelle previste per il secondo trimestre.
Sulle campagne vaccinali, alcuni Paesi schiacciano sull’acceleratore (dosi permettendo). Il presidente statunitense, Joe Biden, intende anticipare la data entro cui dichiarare vaccinabili tutti i cittadini al 19 aprile, dall’iniziale data del 1 maggio. E in Spagna il primo ministro Pedro Sanchez ha previsto che il 70% della popolazione spagnola, cioè circa 33 milioni di persone, sarà vaccinato contro il Covid-19 entro la fine di agosto.
“La priorità, ora più che mai, è vaccinare senza sosta”, ha detto, “chiunque vorrà vaccinarsi, lo sarà”. Per questo, in varie città stanno aprendo nuovi grandi centri vaccinazioni. Non va così dappertutto però, ed è tornato a ricordarlo il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus: “E’ una farsa” che alcuni Paesi non abbiano ancora potuto iniziare a vaccinare gli operatori sanitari e i gruppi a rischio, “aumentare la produzione e l’equa distribuzione resta la più grande barriera alla fine della fase acuta della pandemia del Covid-19”.(LaPresse)